
Il lockdown ha implicato gravissimi danni economici, ha minato la libertà personale, costituzionalmente garantita, ha provocato instabilità politica. E poi ha vulnerato la scuola, ha dimostrato la fragilità del sistema sanitario nazionale ma, soprattutto, ha colpito ferocemente la famiglia. La reclusione imposta dai vari Dpcm, con l’obbligo di convivenza 24 ore su 24, ha impedito in molti casi di occultare le relazioni extra-coniugali e ha aumentato, in modo esponenziale, gli episodi di violenza familiare. Nel 2020, secondo l’Associazione nazionale dei Divorzisti italiani e quella degli Avvocati matrimonialisti, interpellate dall’Ansa, vi è stato un boom di separazioni. In un anno le richieste di divorzio e di separazione sono aumentate del 60 per cento rispetto al periodo precedente. La maggior parte delle crisi sono state frutto dall’infedeltà (40 per cento circa) mentre il 30 per cento sarebbe imputabile a violenza familiare e, infine, il restante 30 per cento è stato provocato da altre ragioni.
Vivere in una sorta di regime di “arresti domiciliari”, in pochi metri quadri, è di per se stesso opprimente. Se a questo si aggiungono i problemi relativi all’emergenza sanitaria, l’ansia per la pandemia, l’incertezza o la mancanza di lavoro, la presenza forzata con i figli, le difficoltà connesse alla didattica a distanza, l’assenza di privacy, la situazione diventa esplosiva, giacché il tasso di aggressività cresce. Non solo: le difficoltà di rapporto, prima occultate, vengono in superficie. L’ansia e l’angoscia avvolgono la coppia in una sorta di sudario psicologico. Tutto ciò si è trasformato in uno tsunami relazionale che ha travolto migliaia di coppie. In altre parole, la reclusione familiare ha falcidiato i compromessi e ha fatto uscire gli scheletri dai sepolcri. È diventato, infatti, difficile, se non impossibile, nascondere doppie o triple vite, la presenza di amanti o l’esistenza saltuaria, ma frequente, di divagazioni sentimentali. La scoperta o la presa di coscienza di tradimenti, la rivelazione del volto nascosto del partner, ha sfaldato il 40 per cento delle coppie.
Una percentuale che è salita, anche in virtù di ciò che è parso, durante lockdown, una vera ancora di salvezza: i social. In molti casi, il telefonino, il tablet, il computer hanno rivelato l’esistenza d’infedeltà virtuale, testimoniando la sussistenza di amicizie particolari o l’abitudine di collegarsi con siti d’incontro che non avevano niente di professionale, né di amicale. Ciò ha contribuito alla devastazione della vita in due, quando non ha causato la crescita di fenomeni ancor più gravi, quali il femminicidio (20 per cento di casi in più rispetto al 2019) e la violenza familiare, dato che i reati di genere sono salti del 70 per cento rispetto allo scorso anno. Il trend potrebbe continuare ad aumentare nel 2021, poiché sembra che numerose coppie abbiano deciso di posticipare l’assunzione di una decisione definitiva al termine dello stato emergenziale, quando la quotidianità ricomincerà di nuovo a scorrere sui binari del conformismo, del compromesso, di una voluta disattenzione. La classica polvere sotto il tappeto.
L’allarme maggiore riguarda soprattutto il Nord Italia, con un’incidenza di 450 separazioni ogni mille coppie, che scende a 200 nel Sud. Lo stato dei fatti è reso ancor più drammatico dal rallentamento della giustizia: a causa del lockdown moltissime coppie sono ancora in attesa di un giudizio provvisorio. D’altro canto, per chi non vive per scelta o convenienza sotto lo stesso tetto, il contenimento degli spostamenti ha portato a disaffezione, sfiducia, noia, mancata condivisione di emozioni. La dematerializzazione dei contatti, se ha consentito di tirare avanti in uno stato più simile a una semi-libertà che a quello di un 41 bis, ha dall’altra parte disabituato all’incontro diretto, ad atti semplicissimi ma dalla forte carica emozionale, come la stretta di mano, l’abbraccio, la carezza e il bacio. L’affettività, insomma, è stata colpita e ciò ha consentito che emergessero, dal profondo, pulsioni opposte, del tutto negative. Tale dinamica ha interessato anche i giovani e i giovanissimi, spinti dalla deprivazione del gruppo ad essere più aggressivi e trasgressivi.
Eppure San Valentino è alle porte, con le sue simbologie di vicinanza e d’amore. Come verrà trascorso, dopo un anno di lockdown a singhiozzo e di restrizioni di ogni tipo? Non è facile immaginare questo giorno sotto i cieli grigi del Covid-19. Sicuramente, anche questa ricorrenza sarà sperimentata in tono minore, indice di un gravissimo malessere umano, sociale, relazionale. Quali saranno i riscontri psicologici? Chi indennizzerà per tanto male di vivere? Il San Valentino che si prospetta sarà freddo e vuoto; bandite le cene a lume di candela, in locali romantici; eliminati i flirt, voluti e preparati, uccise le fughe d’amore. Rimarrà solo qualche scatola di cioccolatini, un messaggio su WhatsApp e poco più. Così, anche in questa occasione, l’uomo si ritroverà sempre di più ad essere ridotto a un robot, a una marionetta, costretta a recitare sul palcoscenico di un mondo trasformato, ormai, solo a mercato globale.
Aggiornato il 11 febbraio 2021 alle ore 11:02