
Allarme degli editori. Servono 400 milioni a fondo perduto per salvaguardare la filiera dell’informazione che dà lavoro a 90mila persone. Il presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti ha deciso di rivolgersi al governo, al Parlamento e a tutte le forze politiche rilanciando la proposta di un Fondo per far fronte alle perdite derivanti dall’emergenza Coronavirus. È necessario, osserva l’editore del gruppo Poligrafici di Bologna, per accelerare la transazione al digitale e salvare i livelli occupazionali già gravemente colpiti dalla crisi del settore che si protrae da alcuni anni, dopo il crollo degli introiti pubblicitari, la caduta delle vendite nelle edicole e la concorrenza sleale dei pirati delle rassegne stampa. In questo momento delicato, aggiunge Riffeser, il paese “non può rischiare una drastica riduzione delle risorse necessarie per garantire la qualità dell’informazione fornita ai cittadini”.
Le aziende si impegnano ad offrire spazi di comunicazione per il rilancio del “Sistema Italia”. L’occasione della pandemia offre una riflessione sul ruolo dei giornali quotidiani che soffrono l’esposizione non tanto dei telegiornali quanto della miriade di trasmissioni di approfondimento da parte della Rai, di Mediaset e de La7. Già i giovani avevano cambiato modo d’informarsi, ritendo più comodo e meno costoso utilizzare Smartphone e tablet, consultabili in ogni momento del giorno e dovunque. Qualcosa sta cambiando nelle aziende editoriali. Negli Usa il giornalismo di qualità non si ferma, anzi è premiato con il Pulitzer. Testate e reporter del New York Times, del Washington Post, del Seattle Times hanno ottenuto i massimi riconoscimenti per i temi trattati sulla corruzione aziendale, le interferenze elettorali russe, le violenze sessuali e l’eredità della schiavitù.
Premiati anche la Reuters per le immagini fotografiche delle manifestazioni di Hong Kong e il New Yorker per la satira politica con la copertina che raffigurava l’Attorney general William Barr e il capo del Senato Mitch McConnel che lustravano le scarpe al presidente Donald Trump. In Italia è il gruppo editoriale Gedi ad aprire il fronte delle novità con il nuovo assetto azionario e dopo il cambio di governance. Di fronte al varo della nuova struttura organizzativa i Comitati di redazione dei 13 giornali locali ha avanzato la richiesta di un incontro per discutere le future strategie aziendali. Per i giornalisti il cambio societario e dirigenziale necessita un confronto approfondito in considerazione dell’introduzione di nuove funzioni operative e la ridefinizione di alcuni ruoli a diretto riporto dell’amministrazione delegato Maurizio Scanavino.
All’incontro dovrebbero partecipare anche l’amministratore Gnn Fabiano Begal, il nuovo responsabile delle risorse umane della società Alessandro Bianco e il direttore editoriale Massimo Giannini al fine di discutere il piano editoriale che si va delineando all’orizzonte. Secondo i sindacati i giornali locali del gruppo hanno un ruolo di riferimento strategico, sia in edicola che nel web, per le vaste comunità territoriali in cui operano. L’incognita è come sarà e dove arriverà la trasformazione digitale e quali saranno “le iniziative originali che produrranno nuovi fatturati”. Dietro l’angolo c’è ancora per gli editori la questione delle copie pirata dei giornali e dei libri, dopo il sequestro di 114 canali Telegram da parte della Guardia di Finanza su ordine della Procura di Bari.
Aggiornato il 08 maggio 2020 alle ore 11:51