Lavori pubblici: il settore è pronto, nonostante il governo

Ebbene ci siamo. Da oggi a lunedì prossimo la ripresa del settore dei lavori pubblici sarà totale. L’attenzione per il nostro settore è più a parole che nei fatti, altrimenti come si spiegherebbe che il via libera ad alcune lavorazioni strategiche sia avvenuto la sera di domenica 26, con un messaggio televisivo alle ore 20.20? La lettura del testo del Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) è stata possibile solo alle prime ore dell’alba, con un’organizzazione del cantiere che avrebbe dovuto partire di lì a qualche minuto. È corretto tutto ciò? Chi adotta questi provvedimenti è consapevole delle complessità della vita quotidiana di cantiere? Si è consapevoli di cosa significhi organizzare manodopera ed attrezzature, che paghiamo regolarmente da anni ed ai quali anticipiamo la Cassa integrazione, per eseguire un lavoro?

Forse si pensa che organizzare un cantiere sia come una partita di Risiko? Ci avviciniamo alla ripresa senza avere potuto comprendere il metodo con cui il Governo intende pianificare le riaperture e di conseguenza, noi, organizzare la ripresa per le nostre aziende. Abbiamo avuto 20-30 giorni perché dalle istituzioni arrivassero indicazioni puntuali, ma nulla di tutto questo sino ad ora si è registrato. Solo slogan. Si è tanto disquisito del passaggio dalla “Fase 1” alla “Fase 2” e della necessità di farci trovare pronti alla ripresa. Ebbene, lo siamo. Ma con quali indicazioni operative da parte di chi decide?

Continueremo ad essere positivi ed anche questa volta riusciremo a ripartire. Avevamo solo chiesto che ci venissero pagati i nostri crediti maturati da tempo (6 miliardi), che ci venisse pagata la nostra Iva (2,5 miliardi), che l’infezione Covid-19 non venisse equiparata all’infortunio atteso che il lavoratore passa in cantiere meno del 25 per cento della propria vita settimanale. Ebbene, ad ora, nulla di tutto ciò. Continueremo a vedere il bicchiere mezzo pieno, ed anche questa volta proveremo a ripartire. Se non vogliamo però che questa ripresa sia fatua e di corto respiro deve, con obiettività, essere riconosciuto che le lavorazioni future in virtù della applicazione dei protocolli di sicurezza anticontagio subiranno rilevanti condizionamenti in termini di vita quotidiana di cantiere.

Alla luce delle nuove prescrizioni sarà necessario rideterminare il cronoprogramma dei lavori, per non doverci trovare addirittura nella paradossale condizione di incorrere nell’applicazione di penali, così come i maggiori oneri connessi alle diverse modalità esecutive non potranno ricadere sulle spalle dell’imprenditore. Vi è una diversa modalità esecutiva, non prevedibile e non riconducibile a negligenze dell’imprenditore ma assai più onerosa (ridotta produttività) il cui ristoro deve essere riconosciuto perché i lavori possano proseguire. Senza un tempestivo provvedimento ad hoc da parte del legislatore tra qualche tempo ci troveremo a constatare l’ennesimo stop ai cantieri con devastanti conseguenze, in primis, di tenuta sociale con l’ennesimo sfregio alla dignità del mondo edile.

Chiediamo controlli e verifiche serie e puntuali, perché i tempi e le condizioni, mai come ora, lo richiedono ma, al contempo, l’adozione di un provvedimento normativo che riconosca il principio del riconoscimento dei maggiori oneri per ridotta produzione. Non sia sorda la politica a questa richiesta, tentando di rinviare la soluzione del tema. Non costituirebbe un guadagno di tempo ma solo una definitiva pietra tombale su un settore vitale per la messa in sicurezza del territorio e la ripartenza del Paese.

(*) Vicepresidente Ance ai Lavori pubblici                               

(**) Vicepresidente Acer ai Lavori pubblici

Aggiornato il 28 aprile 2020 alle ore 11:20