Il fiore di Scalfari e la rosa di Giannini

“Il giornale che ho fondato è un fiore che non appassisce” scrive Eugenio Scalfari nell’editoriale domenicale.

Accanto, a grandi titoli, una intervista al premier Giuseppe Conte del nuovo direttore Maurizio Molinari a doppia firma con Stefano Cappellini sulle scuole “aperte già a settembre”. L’altro nuovo direttore de “La Stampa”, Massimo Giannini, intervista per telefono il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

È questo l’avvio della nuova linea editoriale voluta dall’editore-imprenditore torinese “pigliatutto” John Elkann.

L’altro co-fondatore di Repubblica, Carlo De Benedetti, non ci sta e insoddisfatto, nonostante i 102 milioni incassati dai figli, vuole fondare un nuovo giornale per contrastare da sinistra la linea considerata centrista della nuova gestione. All’insegna della tessera numero uno del Pci, posseduta ai vecchi tempi.

Sarà interessante per la stampa italiana vedere quale indirizzo editoriale prenderà la colossale concentrazione di quotidiani (compresi i 13 locali), settimanali e radio che Elkann ha posto sotto il controllo dell’amministratore delegato e direttore generale Maurizio Scanavino che avrà in consiglio di amministrazione Turi Munthe, Pietro Supino, Enrico Vellano che sono subentrati ai dimissionari Laura Cioli, Rodolfo De Benedetti, Monica Mondardini e Francesco Dini.

I traguardi della nuova Gedi controllata dalla Exor della famiglia Agnelli si dicono ambiziosi, scegliendo la via dell’innovazione e della trasformazione digitale. Sarà il giornalismo del futuro?

Per Barbapapà in queste settimane sono accadute tante cose, “un periodo che non si vedeva da secoli nel mondo”. Prende atto che “il nostro giornale è in una fase di notevole movimento. È cambiata in modo definitivo la società che l’aveva comperata dai precedenti proprietari”.

Il “fondatore” si è preso un’intera pagina per spiegare “che il giornale che ho fondato incarna valori che non sono cambiati in 44 anni. La sua anima si ispira al liberal-socialismo” che hanno nell’anima i due valori di libertà e di eguaglianza e questi debbono rispettare i giornalisti che dirigono il giornale con questa collocazione”.

Eugenio Scalfari, a 96 anni, si pone come sentinella che vigilia sull’applicazione di questi principi. E il Comitato di redazione si è dichiarato d’accordo con “la scelta di campo di Scalfari del 1976 di non ostentare una neutralità politica”.

Qual è l’aria che tira a “La Stampa”? La familiarità del nuovo direttore con il ministro dell’Economia è evidente dalla telefonata e nell’incipit dell’intervista: “L’Italia ce la farà e la crescita ripartirà”, risponde il ministro ed ex europarlamentare del Pd. “Dopo due giorni e due notti estenuanti passate a trattare con i partiti di maggioranza e i colleghi di governo uno dei documenti di economia e finanza (Def) più impegnativi e drammatici degli ultimi 20 anni, Roberto Gualtieri prende mezza giornata di riposo. E in un 25 aprile che non abbiamo mai vissuto prima la sua voce all’altro capo del filo del telefono è un po’ più distesa. Facciamo insieme, osserva Giannini, un primo bilancio”. E presenta una situazione all’acqua di rose.

Il ministro aggiunge, “il Mes è una rete di sicurezza. Non c’è alcun rischio Italia, così ripartiremo nel 2021 e il debito pubblico sarà rimesso su un sentiero discendente. Lo spread è un incubo ma l’aumento era inevitabile e comunque è stato contenuto”.

Impostazioni rassicuranti come queste rispondono alla realtà dei fatti? Maggio sarà veramente il mese della ripartenza? I dubbi non mancano tra la gente.

Aggiornato il 27 aprile 2020 alle ore 13:28