Viva Don Lino

Non è proprio come nella magistrale opera teatrale di Thomas Stearns Eliot, Assassinio nella cattedrale quanto avvenuto l’altro giorno nel Cremonese, ma il fatto ci dà la cifra esatta di quale livello di despotismo abbia raggiunto il nostro Paese.

Il dramma scritto da Eliot nel lontano 1935, ispirato all’omicidio dell’arcivescovo di Canterbury Thomas Becket eseguito da alcuni armati nel 1170, nella cattedrale omonima, era una critica al regime nazista e ciò che riguarda Don Lino Viola, parroco di Gallignano, frazione di Soncino in provincia di Cremona, fa temere un clima simile a quello prospettato nel dramma dello scrittore britannico.

Se alle Forze dell’ordine italiane, e soprattutto alla “Benemerita” va sempre il nostro plauso, mi duole il cuore vedere dei militi dell’Arma, sebbene ligi al proprio mandato e come tali usi “obbedir tacendo”, intervenire a fermare, a cercare di fermare in realtà dacché l’ottimo sacerdote non si è fatto intimidire e, fedele a Cristo – così come i Carabinieri sono fedeli nei secoli allo Stato – ha proseguito il proprio sacro ufficio, dicevo se va a loro il mio personale applauso, in questa evenienza temo essi abbiamo ecceduto in zelo, dacché la situazione del luogo sembra fosse tutt’altro che rischiosa per i radi presenti. E se ricordiamo che vi fu un tempo nel quale persino gli uomini d’arme entravano nella Casa del Signore con devozione e rispetto e anche sacro timore, questo oggi è del tutto scomparso. Un cavaliere, consacrato tale, aveva il diritto di entrare in chiesa armato, perché suo era il diritto di portare armi e amministrare Giustizia, ma nessuno doveva osare interrompere un sacro rito.

Ecco perché l’assassinio di Thomas Becket fu un duplice crimine, perché non solo si uccise un uomo, non soltanto si trucidò un religioso, ma s’insanguinò l’altare di Dio.

Mi si dirà che non è avvenuto tanto, in quel di Soncino, durante la celebrazione domenicale nella chiesa di San Pietro Apostolo, ma la multa comminata a ciascuno dei presenti grida vendetta, o comunque giustizia, al cospetto di Dio e anche davanti a un uomo di buon senso.

Segno dei tempi dunque, di questi tristi momenti che portano alla luce ciò che di peggio si annida nel profondo dell’animo di molti, facendo emergere quei démoni dell’Id che altrimenti sarebbero stati contenuti, il più delle volte almeno, da un normale vivere qual era quello italiano sino a un mese fa circa. Personalmente avrei preferito vedere i militi dell’Arma, i fratelli di un eroe come Salvo D’Acquisto e di tanti altri Carabinieri che hanno dato la loro vita per combattere il crimine, ignorare un parroco – a me personalmente simpatico ma questo non ha alcuna importanza – che ha anteposto Dio e il proprio caritatevole ufficio a uno stupido virus e alla legge dell’uomo ricordando che appunto – come disse il Galileo – “la legge è stata fatta per l’uomo e non l’uomo per la legge”, intervenire a reprimere casi di abusi e di violenze, di furti e di sopraffazioni come stanno avvenendo quotidianamente in molte parti d’Italia, al riparo dell’attuale epidemia. Sarebbe meglio se l’Arma intervenisse laddove c’è realmente bisogno, in quelle zone della cintura poco fuori Roma – ad esempio – dove quotidianamente avvengono occupazioni abusive, spaccio, assembramenti che potrebbero essere focolai virali incontrollati… Forse casi simili sarebbero più gravi e preoccupanti del pacifico ma strenuo Don Lino, che con la sua tenacia ci ha dimostrato che lo spirito ecclesiastico di un tempo è ancora vivo oggi.

Abbiamo bisogno di Robin Hood forse, di un allegro brigante dal cappuccio e di un frate Tuck, perché questi che stiamo vedendo sono i giorni cupi dello Sceriffo di Nottingham… e se continuano dovremo scegliere la strada della foresta. Ammesso vi sia ancora chi ne abbia il coraggio.

Aggiornato il 24 aprile 2020 alle ore 11:31