mercoledì 15 aprile 2020
Quando si potrà tracciare una statistica definitiva scopriremo che la maggior parte dei decessi da Coronavirus riguardano gli anziani. È una strage di nonni. E mentre il picco scende non si arrestano le morti degli over settanta. Se ne sono andati tantissimi, centenari come “Pinetta” Marcora, la nonnina della staffetta partigiana sorella dell’ex ministro dell’Agricoltura, ma anche tanti ancora in gamba. Virus soltanto o condizioni sanitarie nelle case di riposo? Sono scattate le denunce e ora indaga la magistratura.
Commuove l’iniziativa di quel gruppo di nipoti che ha aperto un “diario online” per dialogare dalle finestre della piattaforma coi loro nonni e farsi raccontare le ultime cose, il testamento spirituale. Se ne sta andando, infatti, la colonna portante del nostro Paese, in quanto l’Italia è la nazione dove gli anziani costituiscono il più grande patrimonio di memorie, avendo solcato due guerre, altre pandemie e tanti capitoli della nostra storia, soprattutto la grande ricostruzione, come hanno sottolineato anche Vittorio Sgarbi e Flavio Briatore.
I “nonni italiani” vittime del Covid-19 se ne vanno nei modi peggiori e più ingiusti: soli e senza cure. È di queste ore la grande inchiesta della Procura di Milano, e di altre città italiane, sugli scandali delle case di riposo, prima fra tutte il Pio Albergo Trivulzio, l’antica struttura milanese che ospita da anni i più indigenti. Su circa mille e 200 ospiti sono deceduti già 150 ricoverati, senza che le famiglie siano state informate correttamente. Per questo sono scattati gli esposti e la Guardia di Finanza sta controllando una mole di documenti. L’inchiesta si svolge su due linee investigative: controllare se siano state occultate le informazioni e se il piano pandemia sia stato adeguato.
Alcuni operatori sanitari hanno confessato di non aver potuto indossare le mascherine per non spaventare gli ospiti. Le indagini hanno raggiunto il direttore generale, Giuseppe Calicchio, che sta collaborando con i magistrati. Le ipotesi di reato sono gravissime: epidemia colposa e omicidio colposo. Il Pio Albergo Trivulzio non è l’unica struttura. In Lombardia almeno altre quindici case di riposo sono sotto la lente della giustizia. Al Don Gnocchi vi sono già quattro indagati e altre strutture sono al Corvetto e a Lambrate. Le indagini sono estese in tutta Italia, dopo che comuni come Nerola (a pochi chilometri da Roma) sono diventati “zona rossa” a causa di un focolaio in una struttura che ha riguardato circa trenta anziani su una sessantina. Colpiti anche infermieri e assistenti.
Il settore è in aumento: le case di riposo sono circa 7mila per un totale di 300mila anziani ricoverati, ma le previsioni segnano la cifra top di 5 milioni di anziani nel 2030, con un 10 per cento di crescita. E gli esperti del settore segnalano che occorre un investimento dai 14 ai 24 miliardi per una vera edilizia per gli anziani e per piani terapeutici all’avanguardia. Non bastano solo i soldi. Occorre una mentalità diversa e una complessiva rivoluzione nel trattamento dei più fragili per età oltre che per il virus, che ha scoperchiato gravi carenze.
Per non parlare delle tante denunce che erano già scattate sui maltrattamenti. È una vergogna. Mettiamo i nostri nonni in mano a badanti straniere con scarsissima qualificazione e li lasciamo soli nelle case di riposo, di cui molte sono una specie di lager dell’eutanasia lenta per fine corso. Quella della “cultura dello scarto” è una mentalità che deve sparire, indegna e ingiusta. Non è solo il virus, siamo noi che ci siamo dimenticati dei vecchi e nella società del consumo veloce consideriamo le età avanzate un peso sociale e famigliare. Se questa, come dice Papa Francesco, deve essere la patria della solidarietà non possiamo solo pensare agli stranieri giovani degli altri Paesi, abbiamo il dovere di assicurare prima di tutto la vita di chi ha lavorato e ci ha dato storia e benessere con nuovi protocolli degli affetti e della cura.
Come ha testimoniato anche Andrea Frazzetta, il grande fotografo che ha realizzato per il New York Times il reportage sugli ospedali della Lombardia coi volti di medici ed infermieri, ma la cui foto più emblematica è quella dell’anziana mamma Anna, che ha immortalato nell’ultimo saluto dietro la tendina della finestra con la mano alzata e il sorriso triste.
di Donatella Papi