Pioggia di ricorsi contro il concordato Astaldi-Salini

Il concordato preventivo richiesto da Astaldi (e da Salini) per evitare il crack e dare il via al futuro colosso monopolista dei lavori pubblici Progetto Italia – è stato votato ieri a maggioranza con il 58,3 per cento degli interessati. Ma “fatto il concordato resta adesso da convincere gli altri a non fare ricorso”, nella fattispecie contro il progetto che verrà chiamato “WeBuild”.

E che, secondo i comunicati stampa della Salini, arriverà a dare lavoro sino a 70mila persone in maniera diretta e ad altre 60mila come indotto. Numeri che sembrano piuttosto impegnativi, ma, come si dice in questi casi, “chi vivrà vedrà”. Sia come sia, l’operazione non sarà indolore. E qualcuno ha già preannunciato azioni legali in tal senso. Ad esempio il Comitato Bondholder. Cioè quello degli obbligazionisti creditori di Astaldi che ha già dichiarato di fatto l’intenzione di contestare l’omologazione del concordato.

Con questo atto gli obbligazionisti in questione intendono fare sì che il Tribunale fallimentare entri nel merito delle innumerevoli contestazioni che da molto tempo sollevano. Tanto per dirne una, ritengono che sia stato violato “il principio di eguaglianza” tra i creditori chirografari. Oppure che il piano concordatario dia “un’errata rappresentazione delle attuali e future condizioni economiche, patrimoniali e finanziarie di Astaldi”.

Ma anche altri creditori sono sul piede di guerra. Ci sono i molti fornitori fatti fallire visto che la Cassa depositi e prestiti è stata mobilitata solo per Astaldi, dimenticando il resto della filiera. Che peraltro sembra essere stata dimenticata anche dai sindacati del settore edilizia che sin qui hanno difeso – si fa per dire – solo le posizioni di chi lavora o lavorava per Astaldi. Lo stesso si può dire per l’attuale presidente dell’Ance, fin qui silente su questa operazione che rischia di portarsi dietro a lungo polemiche e strascichi giudiziari.

Aggiornato il 10 aprile 2020 alle ore 13:24