
Sono tempi strani questi che stiamo vivendo. Tempi in cui i figli devono rimproverare i genitori che escono di casa, in cui fare la spesa è diventata un’impresa rischiosa e in cui io sono costretto a difendere Barbara D’Urso! Sì, devo difendere la Barbara nazionale dalla follia giacobina dell’italiano medio che, per cialtroneria e ignoranza, l’ha perfino superata. Breve riassunto delle puntate precedenti. La D’Urso invita Matteo Salvini nel suo programma domenicale Live, Non è la D’Urso e insieme recitano un Eterno riposo per i morti di Covid-19 (il mio commento all’episodio è stato tutt’altro che positivo). Apriti cielo. Oltre 300mila italiani si stracciano le vesti e firmano una petizione intitolata “Cancellare i programmi di Barbara D’Urso” destinata a Mediaset e a Fedele Confalonieri. A una qualsiasi persona di buon senso e con una minima sensibilità giuridica basta il titolo per capire che questa “petizione” non sta né in cielo né in terra. Ma evidentemente, dato il seguito clamoroso di sottoscrittori, non è così.
Dopo essermi quindi confrontato con un carissimo amico “firmatario” ma che di buon senso ne ha tanto ed è tutt’altro che uno sprovveduto, ho deciso quindi di leggere il testo della petizione per capire se potesse avere un qualche fondamento. E no, non ce l’ha: mai letta in vita una richiesta tanto scapestrata, confusa e piena di errori concettuali, lessicali, giuridici. Tanto ridicola quanto pericolosa. Talmente radicata in un substrato fatto di luoghi comuni, ignoranza ed errori di pensiero che è perfino difficile scriverne in un solo articolo, ma ci proveremo.
Analizziamola passo per passo. La petizione, scritta da un certo “Mattia Mat”, inizia così: “Purtroppo sappiamo la caratura culturale dei suoi programmi, ma questa volta ha superato il limite invitando in diretta Salvini e pregando in diretta insieme a lui”.
Prima accusa: la pessima “caratura culturale” dei programmi della D’Urso. Vero. La D’Urso sta alla cultura come Cristiano Malgioglio sta al machismo. E quindi? Ripeto: e quindi? Quanti sono i programmi di bassissima lega culturale che riempiono i palinsesti delle televisioni pubbliche e private? Isole dei famosi, Grandi fratelli, quiz demenziali, talent raccapriccianti, documentari su malattie imbarazzanti e patologie croniche, cuochi urbi et orbi. Per non parlare poi di film, cartoni animati e serie tivù. Li chiudiamo tutti? Teniamo solo programmi di comprovato (da chi?) spessore culturale e cancelliamo tutto il resto? L’errore bolscevico di pensiero che c’è dietro questa affermazione è quello che la tivù abbia un ruolo pedagogico nei confronti del popolo e che, in definitiva, sia la vera scuola dei cittadini. Si pensa che la tivù non debba fare “intrattenimento”, ma debba “acculturare”. Se vero è che il potere di influenza della tivù sulle coscienze è enorme, non bisogna dimenticare che è compito della scuola quello di formare cittadini pensanti e critici nei confronti del mondo, capaci di leggere la realtà e di giudicare in autonomia. La tivù fa solo il suo mestiere: a volte forma, a volte informa e, più spesso, intrattiene e basta.
La seconda accusa è quella di “aver superato il limite”. Non è chiaro questo limite da chi o cosa sia stato stabilito. Probabilmente da “Mattia Mat” stesso, il nuovo legislatore italiano. Decide lui (con gli altri 300mila firmatari) quali sono i limiti da non superare. Non decide la legge, decide lui! E lui ha deciso che il limite è stato superato: non si può invitare Salvini e non si può pregare con lui in diretta. Ma andiamo avanti. “Ricordiamoci che l’Italia è un paese laico e che abbiamo i nostri luoghi di culto e sacerdoti”. E qui veniamo al nocciolo della questione: il problema della “caratura culturale” dei programmi della D’Urso è in realtà soltanto un pretesto. Ciò che non va giù a “Mattia Mat” e ai suoi 300mila seguaci è che la D’Urso e Salvini hanno “pregato” in diretta! Come hanno osato? “Mattia Mat” può accettare tutto in tivù: liti, cartomanti, tette e culi, parolacce, risse, pornografie varie, giornalismo d’assalto, fake news, corruzione, pubblicità, conflitto di interessi, ma la preghiera no! La preghiera è troppo! Il complicatissimo e delicato rapporto tra laicità dello Stato e libertà d’espressione – rapporto che fa discutere da oltre 150 anni politici, filosofi, giuristi e pensatori di ogni sorta – per “Mattia Mat” non esiste. Lui non ha nessun dubbio: non si può pregare in tivù! Solo in chiesa e con i sacerdoti: pregare da altre parti è violazione della laicità dello Stato.
Stupido Carlo Cardia che curando la voce “Stato laico” in una enciclopedia del diritto, premette che “individuare una nozione univoca di Stato laico, sotto il profilo scientifico e classificatorio, sarebbe difficile, se non impossibile, così come sarebbe arduo elaborare i confini ed i contenuti della categoria della ‘laicità dello stato’. E ancora più stupido Sergio Lariccia quando sosteneva che la “laicità dello stato non vuol dire che lo stato-comunità non possa e non debba essere carico di valori religiosi e non esclude che lo stato-apparato possa tener conto, a determinati fini, della presenza di quei valori”.
È chiaro che “Mattia Mat” & Co. detestino le libertà fondamentali dell’uomo e a un Stato “laico” preferirebbero di gran lunga una dittatura “atea” di stampo cinese in barba all’articolo 19 della Costituzione italiana che recita: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. La petizione prosegue. “Questa operazione ha sfruttato ancora una volta il potere della religione sugli anziani, così da rafforzare la sua personalità e il suo programma, indegno culturalmente”. Qui si tocca l’apice del ridicolo. Equazioni antropologiche degne del peggior bar di Caracas: religione = anziani; anziani = incapacità di intendere e di volere. Basterebbe questo rendersi conto di che tipo di pensiero intollerante e fazioso ha il nostro buon “Mattia Mat”. Fossi un pensionato lo querelerei.
Continua. “Questa volta però facendo anche politica e dando un ottimo strumento di propaganda a Salvini, che aveva dimostrato due giorni prima, quanto politicamente fosse preparato in un altro programma tivù dedicato, quello si, alla politica del Paese”. Per “Mattia Mat” insomma il problema sono proprio le libertà di espressione: non solo non tollera le espressioni religiose, ma nemmeno la propaganda politica. Vorrebbe tutto incasellato in rigidi spazi controllati (da chi?): la religione solo nei luoghi di culto, la politica solo nelle tribune politiche autorizzate (da chi?). Probabilmente la Costituzione Italiana proprio la odia. Con questa petizione non solo rinnega l’articolo 19, ma anche l’articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
La petizione si conclude quindi con un infantilissimo appello degno di un bambino di 8 anni: “Chiedo quindi che venga cancellato il suo programma definitivamente! Dopo che per anni ha sfruttato lo spazio per avere sempre più potere fino a creare una ridicola esperienza religiosa in diretta, con un politico. Un insieme di cose non accettabili... e che sia il suo punto finale in tivù. Italia paese laico, rispetto per tutte le religioni, via la D’Urso dalla televisione!”.
Attendiamo risposta da Mediaset e dai suoi capi. Anche qui sorgono tante domande. Dato che lo spazio televisivo “sfruttato” dalla D’Urso è uno spazio privato, in base a quale principio si chiede che le venga proibito di farne uso? Quale legge avrebbe violato? Ovviamente nessuna. Chiariamolo una volta per tutte: la D’Urso recitando in diretta tivù una preghiera con Salvini non ha violato nessuna legge. La libertà di espressione (politica in questo caso) e di culto sono assolutamente garantite dalla nostra democrazia, che ci piaccia o no. Democrazia è anche questo: garantire all’avversario di poter esprimere le proprie idee. Parafrasando Voltaire concluderei così: “Detesto la televisione della D’Urso, ma sono disposto a morire pur di fargliela fare”.
P.S.
Faccio notare come nella petizione non si faccia mai riferimento all’unico punto realmente debole della vicenda: il conflitto di interessi tra Salvini e la tivù di Berlusconi. Avremmo potuto cogliere l’occasione per parlare di par condicio e di estensione delle garanzie democratiche e invece abbiamo fatto una petizione che, invocando provvedimenti antidemocratici ad personam, uccide ogni più basilare garanzia costituzionale. Insomma: domenica scorsa la D’Urso e Salvini hanno ucciso la preghiera, oggi “Mattia Mat” & Co. hanno ucciso la democrazia. Per scappare da tutto questo orrore non ci resta che spegnere la tivù e chiudere il computer!
Aggiornato il 02 aprile 2020 alle ore 14:37