
Chiudono le carceri in uscita ma non in entrata. Magari limitando l’uso più che distorto della carcerazione preventiva. Come se il virus potessero portarlo all’interno solo quelli che tornano dal lavoro esterno o dai permessi premio, ma non i nuovi arrestati. Benvenuti nel Paese delle emergenze e dei professionisti della gestione emergenziale delle stesse.
Dopo i professionisti dell’antimafia, dell’antidroga e dell’anticorruzione – e in genere dell’anti-tutto – non potevano mancare i “professionisti dell’anti-coronavirus”.
Non più magistrati e pubblici ministeri, ma medici e paramedici. E scienziati. Qualcuno pure pazzo. Li vedi pontificare in televisione con quell’odioso paternalismo finto consapevole. In realtà sono degli esibizionisti del nulla. E sembrano compiacersi delle rispettive opinioni e degli anatemi che lanciano a casaccio per stigmatizzare presunti comportamenti irresponsabili. Ben consci che la loro irresponsabilità ansiogena ben difficilmente verrà per il momento criticata da chicchessia.
Così, come se all’Italia non fossero bastate le infinite emergenze antiterrorismo, antimafia, di ordine pubblico, dei migranti, della pedofilia, del femminicidio e di tutto lo scibile umano visto sotto l’unica lente del codice penale, ecco entrare in campo l’arma finale: l’allarme sanitario generico e solo in parte motivato. Con medici che chiedono leggi speciali paventando apocalissi ipotetiche buone per la trama di film d’orrore di repertorio. La rivalutazione del “dagli all’untore” per la verità era nell’aria, ma adesso in due settimane, prendendo ispirazione dai comportamenti delle autorità sanitarie di polizia cinesi, qualcuno ha pensato di introdurre leggi e comportamenti del genere anche in Italia, con il pretesto di un’epidemia di influenza particolarmente maligna e talvolta letale.
Buttando in caciara tutto e tutti. E criminalizzando i pareri contrari e sdrammatizzanti, come quello della ormai mitica virologa dell’ospedale Sacco a Milano. Unica ricercatrice donna dissenziente, zittita in tv da un ricercatore maschio e non difesa neanche dalle militanti a tempo pieno della retorica femminista dell’8 marzo.
I professionisti della lotta la virus, come se un virus fosse un’organizzazione criminale da sgominare, non hanno neppure bisogno dei pentiti, delle intercettazioni e neanche di dibattiti sullo stato di diritto e del diritto vivente delle sentenze di tribunali o corti d’appello. Agiscono d’imperio per decreto governativo o ministeriale, senza appello e senza bisogno di dare riscontri razionali ai provvedimenti che attuano. E chi si oppone – non dico ribella – verrà incenerito con il laser del senso di colpa per conto terzi.
Dopo la fine dello Stato di diritto avremo presto la fine dello Stato tout court. E del pensiero razionale. Almeno come lo conoscevamo noi reduci del Novecento. Prepariamoci in allegra inconsapevolezza a qualcosa che forse nemmeno il fascismo, il nazismo e il comunismo messi insieme avrebbero mai pensato.
Aggiornato il 09 marzo 2020 alle ore 12:10