Editoria in crisi: confronto Italia-Inghilterra

C’è crisi e crisi. Il fenomeno dell’appannamento dell’editoria cartacea si sta estendendo in tutti i paesi più industrializzati. La cosiddetta “carta stampata” è stata aggredita da altri strumenti di comunicazione. Le nuove tecnologie, in particolare l’utilizzo delle piattaforme digitali tra i giovani, hanno portato i quotidiani e i periodici a non essere più la fonte principale dell’informazione. Le cause sono ormai note, non esclusa la cattiva distribuzione. Negli Stati Uniti per esempio la mattina alle ore 8 arriva sulla porta di casa la bottiglia di latte e il giornale.

I dati della diffusione sono scoraggianti: la realtà è fatta da meno di un miliardo di copie all’anno. In Inghilterra, dove è arrivata la crisi del cartaceo nei principali quattro quotidiani, si ragiona però su  un terreno di oltre un 1,7 miliardi di copie nel 2019. Il quadro italiano inoltre va peggiorando di mese in mese. Il gruppo Gedi, che incorpora Repubblica, L’Espresso, il Secolo XIX e 17 quotidiani locali, ha chiuso il bilancio 2029 in rosso con una perdita di 129 milioni e un calo dei ricavi del 7 per cento.

Particolarmente gravose sono le decisioni dell’azionista di maggioranza John Elkann che per La Stampa riguardano il taglio della foliazione, la riduzione dei costi del personale e il trasferimento di 6 giornaliste da Roma a Torino. I redattori stanno protestando con lo sciopero delle firme. Più grave la situazione al Sud dove il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno rischia di chiudere. Una vicenda paradossale quella de che sta vivendo il quotidiano della Puglia e della Basilicata dopo 133 anni di vita.

Dal 24 settembre lo Stato, attraverso il Tribunale di Catania che ha nominato gli amministratori giudiziari, ha assunto la gestione del giornale nel tentativo di avviare un processo di risanamento. È accaduto che all’azionista di maggioranza, l’editore Mario Ciancio Sanfilippo, sono state poste sotto sequestro le quote societarie della Edisud nell’ambito di una inchiesta della Procura della Repubblica di Catania per presunto concorso esterno in associazione mafiosa. Il futuro non è garantito, precisa il comitato di redazione. Si sarebbe fatto avanti l’imprenditore del Tempo, Libero e dei 5 Corrieri dell’Umbria Gianpaolo Angelucci, il quale ha fatto però una proposta di acquisto a ribasso mettendo sul tavolo solo 5 milioni per comperare la testata, il sito online, l’archivio ma proponendo la riduzione drastica della redazione portando i giornalisti da 70 a trenta.

La crisi non risparmia il Regno Unito. Le spese pagate (54 milioni di sterline) per la montagna di querele perse stanno mettendo in difficoltà i conti del tabloid popolare inglese “The Sun” di Rupert Murdoch (famoso anche per la terza pagina che ospita avvenenti ragazze in topless). Bilancio in rosso di 81 milioni di sterline, calo delle vendite a 1.238 milioni di copie. Il sorpasso da parte del Daily Mail è vicino con il suo milione e 151 mila copie, ossia appena 87 in meno. Il terzo quotidiano è il Daily Mirror in affanno con 470 mila copie e al quarto il Times è sceso a 370 mila copie e quinto il giornale dei Conservatori il Daily Telegraph. Il più autorevole in materia di economica è il Financial Times.

La Gran Bretagna è il paese in cui il giornalismo ha vissuto alcune grandi stagioni. Simbolo della borghesia dei commerci è stato nell’Ottocento il Times che raccontava anche i fatti della diplomazia internazionale. Nel corso del Novecento lo scettro dell’avanguardia giornalistica è passato agli Stati Uniti.

Aggiornato il 02 marzo 2020 alle ore 13:36