lunedì 2 marzo 2020
“L’aumento di malati era atteso”. Ne è convinto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. “Alla fine della settimana – sostiene – capiremo se e quanto le misure di contenimento messe in campo hanno rallentato l’epidemia. Ci attendiamo risultati positivi, sono ottimista. Chiediamo collaborazione a tutti i cittadini. Il loro aiuto è importante per interrompere la catena di infezioni. Ciascuno di loro con i suoi comportamenti quotidiani può fare la sua parte”. Brusaferro, intervistato da Repubblica e dal Corriere della Sera è certo che il nostro Paese abbia fatto tutto il possibile. “Prima di 10-14 giorni dall’avvio degli interventi di contrasto e della creazione delle zone rosse – spiega Brusaferro – non possiamo però valutare l’efficacia di questa sorta di cintura costruita attorno ai focolai in Lombardia e Veneto”.
Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità sottolinea un aspetto che ritiene decisivo. “I casi che vediamo moltiplicarsi in questi giorni riguardano infezioni contratte probabilmente prima che ci organizzassimo. L’aumento esponenziale, circa 1.700, era atteso. Se, come speriamo, dal fine settimana la curva scenderà, significa che abbiamo lavorato nella giusta direzione”. Sull’ingresso del Coronavirus in Italia, “stiamo ricostruendo le curve epidemiologiche. È verosimile che sia entrato già a gennaio, ma non ci sono ancora dati che mi permettano di confermarlo”.
In merito alla decisione del governo di riaprire gli esercizi pubblici nelle tre regioni più colpite rispettando la distanza di un metro tra le persone, “sappiamo che il virus si diffonde attraverso delle goccioline che emettiamo con il naso e soprattutto con la bocca. Sono abbastanza pesanti e mediamente hanno un raggio di ricaduta entro un metro dalle vie aeree. La cosiddetta distanza droplet è appunto un metro dalla persona infetta. L’idea è che nei locali si possa mantenere la distanza tra gli avventori. Possono stare aperti se seguono questa regola”, conclude Brusaferro.
di Giglielmo Eckert