Coronavirus, l’epidemiologo Rezza: “In Italia il peggio è passato”

Sul Coronavirus, in Italia il peggio è passato. Parola di Gianni Rezza. Il direttore del dipartimento delle malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, intervistato dalla Stampa, prova a tranquillizzare gli italiani. “Chi è arrivato dalla provincia di Hubei – osserva Rezza – è tornato a casa e i tempi dell’incubazione sono trascorsi. Bene fa il governo a mantenere alta l’asticella di attenzione contro il pericolo di epidemia”. E sull’allarmismo che si è diffuso, spiega: “La Cina ha messo in quarantena l’intera provincia di Hubei, teatro dell’epidemia, già da metà gennaio. Il mese scorso da quell’area sono arrivati in Italia circa duemila cinesi. La quasi totalità è tornata in patria, ma anche chi è rimasto se fosse stato in fase di incubazione avrebbe oramai sviluppato la malattia. E così non è stato”.

Per quanto riguarda i controlli, l’epidemiologo ritiene che faccia bene l’Italia a stare un passo avanti agli altri, e l’Europa è ora si dia una mossa unificando le strategie di controllo. Questo perché, chiarisce, “se gli amici cinesi non riuscissero a contenere l’epidemia, questa finirebbe per estendersi ad altri Paesi dove ora abbiamo solo focolai. In questa malaugurata ipotesi, difendersi dal contagio sarebbe più difficile perché non potremmo mica chiudere tutti i voli per l’Italia dal resto del mondo”.

Per Rezza, “i provvedimenti presi dal governo italiano, in anticipo rispetto agli altri paesi europei, diminuiscono certamente la probabilità di arrivo di pazienti infetti. Il che naturalmente non vuol dire che si possa escludere questa evenienza, anche perché il traffico dei passeggeri verso l’Europa non sarà mai del tutto bloccato. Quindi in questa fase si deve ragionare in termini probabilistici, ed è errato fare riferimento ad un ipotetico ‘rischio zero’”.

Secondo l’epidemiologo, “certamente la diminuzione del volume di passeggeri in arrivo da zone a rischio riduce la probabilità di introduzione dell’infezione attualmente, ma ciò non vuol dire che il peggio sia passato in quanto bisogna tenere altissima l’attenzione finché i focolai cinesi particolarmente attivi non saranno posti sotto controllo”.

Intanto, sarebbe ricoverata in isolamento al Policlinico di Verona una donna, addetta alle pulizie dell’hotel della città scaligera dove, lo scorso 23 gennaio, avevano soggiornato i due coniugi di Wuhan affetti da coronavirus e attualmente in prognosi riservata all’Istituto Spallanzani di Roma. A quanto si apprende, si tratterebbe di una semplice influenza, come hanno evidenziato i primi esami di laboratorio eseguiti a Padova e ora in via di conferma da parte dello Spallanzani di Roma. La donna, con la febbre, si è sentita male ieri e ha chiamato il 118, dopo di che sono scattate le misure di sicurezza.

Aggiornato il 05 febbraio 2020 alle ore 13:38