Terremoto Centro Italia: terzo anniversario

lunedì 26 agosto 2019


Ed anche il terzo anniversario è alle nostre spalle: tre anni dalla prima di una serie di devastanti scosse telluriche che hanno sconvolto con la loro violenza il Centro Italia. Anche se molto è stato fatto, il cammino per far rinascere quelle zone è ancora assai lungo e, purtroppo, troppo lento. Alla stampa locale il Vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili ha lanciato un grido di allarme: “Un Paese fragile ed incapace di esprimere una classe di governo in grado di assumersi l’onere di importanti processi, primo fra tutti quello legato alla ricostruzione. Il Governo - ha proseguito Pompili -  si è inceppato strada facendo e non si è andati oltre le buone intenzioni, mentre la comunità attendeva fatti concreti”.

Già, fatti concreti. Perché, ad esempio, è vero che in alcuni comuni molte macerie sono state rimosse, ma è altrettanto certo che ci sono ancora case e palazzi oramai non più agibili e irrimediabilmente danneggiati e che aspettano soltanto di essere buttati giù. In altri casi, invece, borghi e frazioni sono ancora lì così come erano tre anni fa ma con le abitazioni trasformate in cumuli di macerie. Eppure la ricostruzione deve partire e pure in modo veloce anche per dare una speranza in più a chi, testardamente, non ha voluto abbandonare le proprie zone di origine.

“Con la ricostruzione ad Amatrice - ha dichiarato ai microfoni dell’emittente reatina RadioMondo e del quotidiano online Rietinvetrina.it il sindaco di quello che era incluso nella lista dei borghi più belli d’Italia, Antonio Fontenella - siamo all’anno zero. Alcuni cantieri sono partiti e riguardano dei condomini con numerosi appartamenti: stimiamo che nella prossima primavera potranno rientrare nelle case un centinaio di famiglie. Dobbiamo però ricostruire - ha sottolineato ancora il Primo Cittadino di Amatrice - ben 4500 edifici dei quali 3650 gravemente danneggiati o distrutti, ma il contesto normativo esistente non consente una ricostruzione rapida”. E questo concetto è affermato anche da Franca D’Angeli, sindaco di Accumoli paese simbolo dell’incapacità delle Istituzioni di rimuovere, almeno, le macerie che invece, in quello che è stato uno dei paesi più colpito dal terremoto, sono inesorabilmente ancora lì come tre anni fa. “Lo Stato - sostiene la D’Angeli - ci deve stare vicino per snellire la burocrazia altrimenti non ne usciamo: abbiamo bisogno di velocità naturalmente facendo le cose in regola e in sicurezza. Altrimenti si corre il rischio di un ulteriore spopolamento”.

Perchè, aggiungiamo noi, un evento straordinario non può essere affrontato con la normativa ordinaria. E purtroppo i tre governi che si sono succeduti in questi anni sembrano non aver ben compreso il concetto. Nel frattempo territori splendidi, ma estremamente “fragile”, pian piano stanno morendo.


di Gianluca Perricone