A Stoccolma, la bufala è servita

martedì 3 luglio 2018


Digitala Skolan - Scuola Digitale: è questo il nome che in Svezia è stato attribuito dal ministero dell’Istruzione al piano di apprendimento iniziato quest’anno in tutto il paese per una formazione consapevole e critica degli studenti nei confronti dell’informazione, tradizionale e digitale. Nel paese scandinavo, come in tutto il mondo, è molto sentito il problema della diffusione delle fake news. Con questa espressione inglese si definiscono informazioni inventate, non corrispondenti al vero, che trovano in rete e soprattutto nei social media il loro terreno di coltura per eccellenza, grazie alla rapidità dello scambio ed alla scarsa attitudine alla verifica degli utenti.

Un esempio recentissimo si è verificato pochi giorni fa qui in Italia, alla vigilia delle prove scritte dell’esame di maturità: decine e decine di siti on-line riportavano le possibili tracce dei temi che oltre 500.000 studenti si accingevano ad affrontare. Tutto assolutamente falso. Ma non pochi sono stati i ragazzi che spinti dall’ansia e dalla preoccupazione dell’ultim’ora si sono gettati a capofitto alla ricerca di informazioni e indicazioni veicolate in rete: da una ricerca realizzata da Skuola.net per la Polizia di Stato, un quinto degli studenti era certo di poter trovare sul proprio device ogni informazione utile.

Di ancor maggiore impatto sono le fake news che vengono diffuse in campo politico: ad esempio, tornando all’estero, secondo una ricerca dell’università dell’Ohio presentata a marzo 2018 il ruolo delle fake news sembrerebbe essere stato determinante nel calo del numero di elettori di Hillary Clinton nel corso della campagna presidenziale del 2016, contribuendo quindi all’approdo di Donald Trump alla Casa Bianca.

Un ramo invece dove le fake news diventano persino pericolose è quello medico: secondo una recente ricerca del CENSIS sono 15 milioni gli italiani che in preda a piccoli disturbi di salute hanno cercato sul web la soluzione, ma di questi, quasi 9 milioni sono stati vittime di notizie false e i rischi in questo caso sono facilmente intuibili.

Insomma, il fenomeno delle “bufale mediatiche” pervade ormai numerosi ambiti ed ecco allora l’interesse per la lungimirante proposta del ministero dell’Istruzione svedese: si è deciso che per contrastare questo fenomeno, piuttosto che ricorrere a palliativi legislativi che rischiano di imbrigliare la libertà d’informazione o al fact-checking applicato ai social, si interverrà direttamente su coloro che saranno i fruitori e soprattutto i giornalisti di domani.

Partendo dal presupposto che un maggiore accesso ai dati non garantisce più trasparenza se la società non è educata alla rete e al consumo di informazioni, ai bambini della scuola elementare di tutto il paese verrà insegnata l’analisi critica delle news e la capacità di verificare attentamente e con senso critico le proprie fonti. Le fake news sono indubbiamente un fenomeno culturale e proprio per questo forse la chiave giusta è quella di partire dall’educazione e dal rispetto della verità delle nuove generazioni.


di Chiara Gulienetti