
Un vero e proprio grido di dolore, quello di Giancarlo Mazzuca su “Il Giornale” di qualche giorno fa. Riferendosi agli orribili fatti di Rimini, che i romagnoli non hanno nulla a che fare con quei magrebini che controllano il racket della droga, che spacciano e usano violenza, Mazzuca grida il suo radicale, deciso, fermo “No” alla “piadina meccanica”; invoca il ritorno alla “sana piadina con il formaggio squacquerone, dopo un buon piatto di cappelletti in brodo”. Giusto. Posso unirmi al suo grido, alla sua sacrosanta invocazione? E spero siano in tanti a farlo.
Ha anche ragione, Mazzuca, a dire che non è più sufficiente l’arresto immediato degli stupratori nordafricani e di coloro che li proteggono, e che occorre fare “pulizia”. Facciamola allora, la pulizia doverosa, necessaria, ma sul serio: fino in fondo, nessun angolo escluso. Vogliamo raccontare cos’è diventata, da anni, la riviera romagnola ogni venerdì, sabato e domenica che Dio manda in terra? Non ci sono solo i magrebini; ci sono anche branchi di giovinastri che si calano con l’esplicita intenzione di “sballare” per ore; i magrebini spacciano, ma ci sono centinaia, migliaia di persone che vogliono essere “spacciate”, che quello “spaccio” lo cercano, lo vogliono. Per quel che mi riguarda ciascuno è libero di ubriacarsi, drogarsi, e rovinarsi la vita come crede e vuole, ma certamente la “sua” libertà non comprende quella di dare fastidio e di molestare il prossimo, di fare violenza come troppe volte invece accade. Va avanti da anni, nelle spiagge e nei lidi (una volta li si chiamava “bagni”): trasformati, con tanto di autorizzazione ufficiale, in discoteche-lupanare dove può accadere di tutto (e di tutto accade…). Tutto autorizzato, permesso, concesso.
Mazzuca dice che quando si vuole, si può, e cita come esempio il fatto che si è fatta pulizia di centinaia di “vucumprà” che una volta pullulavano sulle spiagge romagnole. Ma quello che accade nei fine settimana non sono solo o soltanto i magrebini che vendono le borse taroccate. È per un caso che da anni che tutti i rapporti di tutte le nostre polizie segnalano che il litorale è pesantemente inquinato da presenze di affiliati a clan della criminalità organizzata? Camorra e ‘ndrangheta che da Rimini sale su, fin sopra Brescello, e più su ancora… C’è tutta una “economia” che lucra e ingrassa su questi professionisti dello “sballo”. Sicuri che non ci sia anche una pesante responsabilità di sindaci e amministratori che poco o nulla fanno per contrastare (e anzi, spesso hanno contribuito ad alimentare) quei fenomeni che sono il “brodo di coltura” delle “piadine meccaniche”?
Ritaglio e conservo giornali da sempre, non fidandomi troppo della mia memoria. Caro Mazzuca, ne ho sotto gli occhi uno che spara a tutta pagina il titolo: “Incappucciata e violentata: terrore a Bologna”. Si parla di una studentessa ventiduenne, aggredita nell’androne di casa. Terzo episodio in pochi mesi. Segue un commento di Luca Goldoni, che scrive di un primato di cui si sarebbe fatto volentieri a meno: più di trecento stupri denunciati in due anni e mezzo nella sola Bologna. E così descrive la centralissima via Indipendenza: “...una specie di suk dove, tra bancarelle improvvisate e gruppi di giovani sbandati metropolitani, per una donna sola camminare è un’avventura”.
Insomma: il succo dell’articolo di Goldoni è che “il sogno è finito, anche qui è arrivata la violenza”.
Altro che Bologna “donna emiliana di zigomo forte... capace d’ amore, capace di morte, che sa quel che conta e che vale, che sa dov’è il sugo del sale, che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita...”, come canta(va) Francesco Guccini. Altro che la pascoliana “Romagna solatia, dolce paese, cui regnarono Guidi e Malatesta; cui tee pure il Passator cortese, re della strada, re della foresta”. Di quand’è l’articolo di Goldoni? “Corriere della Sera”, 13 giugno 1997.
Aggiornato il 07 settembre 2017 alle ore 19:26