Inverno della privacy, guru sicurezza lancia Sos

Alle porte c’è “l’inverno della privacy”, in cui i dati raccolti sulle persone sono usati anche per manipolare le loro decisioni, sfruttando il fatto che gli individui sono più simili, nei loro meccanismi decisionali, di quanto non pensino.

A lanciare l’allarme è l’israeliano Menny Barzilay, esperto di sicurezza informatica di fama internazionale, che mette in guardia su un futuro prossimo in cui l’uomo sarà sempre più “programmabile”. La “manipolazione psicologica” è già in atto: “lo abbiamo visto con l’interferenza russa nelle elezioni presidenziali americane, attraverso molti account falsi su Facebook che hanno distribuito fake news riuscendo a spostare l’elettorato da Hillary Clinton a Donald Trump”, spiega Barzilay, direttore tecnologico del centro di ricerca sul cyber dell’università di Tel Aviv, in un incontro organizzato dalla Camera di Commercio di Roma. Le somiglianze nei processi decisionali delle persone, unite all’enorme mole di dati raccolti da piattaforme come Facebook - “servizio gratis ma pagato con la nostra privacy” - consentono di sviluppare algoritmi in grado sia di prevedere ciò che le persone faranno in determinate circostanze, sia di manipolare le loro decisioni, fino a programmarle, evidenzia Barzilay. In questo quadro, la difesa passa dalla consapevolezza: devi essere conscio, ad esempio, che “se metti videocamere per sorvegliare la casa, rischi di essere tu il sorvegliato”, dice l’esperto, che consiglia di “non conservare niente online, dalle email alle foto”.

A livello normativo, il nuovo regolamento europeo sulla privacy (il Gdpr) “è una buona mossa ma manca un aspetto fondamentale: non è questione tanto di dati, quanto di ‘insights’“, cioè di ciò che si può ricavare dai dati, dall’orientamento politico a quello sessuale, rimarca Barzilay. Grazie ai dati, ad esempio, “Facebook può predire quando le persone si lasceranno due giorni prima che accada”, analizzando i loro comportamenti sia online che offline. Per lo statunitense Robert Endre Tarjan - vincitore del premio Turing, l’equivalente del Nobel per l’informatica - il Gdpr rappresenta comunque “un grande passo per proteggere la privacy; la mia speranza è che anche negli Stati Uniti ci sia un provvedimento simile”. Gli utenti, ha spiegato l’informatico in un incontro all’università Luiss, “devono avere il controllo dei loro dati e capire le conseguenze di ciò che fanno. Il Gdpr va proprio in questa direzione”.

Aggiornato il 31 ottobre 2018 alle ore 17:51