I big del web contro il terrorismo

lunedì 27 agosto 2018


La lotta al terrorismo corre sul web. Sono ormai decenni che l’Isis usa Internet come arma di reclutamento nel mondo. Ma dall’anno scorso, i big del web si sono uniti per combattere questa propaganda web. Google, Facebook, Twitter e Microsoft si sono infatti fuse nel Global Internet Forum to Counter Terrorism (GIFCT), un gruppo di lavoro il cui obiettivo è quello di identificare e mettere in atto le migliori strategie per impedire, o almeno rendere difficile, ai terroristi l'accesso alle piattaforme di condivisione online. Tutti insieme finanzieranno inoltre studi e ricerche per approfondire i fenomeni e individuare le migliori strategie di difesa. Un gesto necessario se si pensa che ogni giorno su Facebook ci sono 1,4 miliardi gli utenti attivi (ogni secondo vengono creati 5 account nuovi), vengono caricate oltre 300 milioni di foto e circa il 30% degli utilizzatori del social ha un’età compresa tra 25 e 34 anni. Un vasto bacino di giovani utenti potenzialmente condizionabili da messaggi propagandistici.

Sono dati che fanno impressione se si pensa che esiste un’intelligenza artificiale in grado di analizzare ogni singolo post e ogni foto. Il tempo di elaborazione è lungo ma sta dando i suoi frutti: su twitter tra luglio 2017 e dicembre 2017,  274.460 account sono stati definitivamente sospesi per violazioni relative alla promozione del terrorismo. Di queste sospensioni, il 93% consisteva in account contraddistinti da strumenti interni di proprietà antispam, mentre il 74% sono stati sospesi prima del loro primo tweet.

Sul social di Zuckerberg invece il 99% dei contenuti di terrorismo di ISIS e di Al Qaeda vengono rimossi e il contenuto viene rilevato prima che qualcuno nella comunità lo abbia contrassegnato e, in alcuni casi, prima che venga pubblicato sul sito. Una sinergia comunicativa e protettiva resa necessaria dopo i tanti episodi di proselitismo sulle piattaforme social. Giovani ragazzi e ragazze convinti sul web a diventare foreign fighters tramite video e foto di propaganda. D’altronde Internet permette ad aspiranti jihadisti europei di essere collegati in qualsiasi momento, e in modo economico e veloce,  a gruppi terroristi attivi in Siria e Iraq e di affiliarsi a network jihadisti presenti nel vecchio continente.

Una battaglia quella dei giganti della tecnologia che prevede ancora un percorso di “purificazione” lungo, ma  che sta trasformando i social network in spazi “ostili” per terroristi ed estremisti. Ancora una volta l’unione fa la forza.


di Cristina De Palma