
Il veterocomunista Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista, commentando il disegno di legge Zan, osserva che i suoi compagni di viaggio hanno cambiato rotta. Oggi la sinistra procede a grandi passi verso una “mutazione genetica”, che sembra contraddire il suo iniziale imprinting: abbandona la classe operaia, rinuncia alla lotta contro i capitalisti, abbraccia il filantropo, incidentalmente miliardario, Bill Gates (che, bontà sua, vuole vaccinare “disinteressatamente” tutti gli abitanti della terra), flirta con Fedez e sposa l’ideologia Lgbt. Cosa rimane delle “sorti umane e progressive” basate sulla “dittatura del proletariato”? O di quel “sole dell’avvenire”, destinato a spuntare radioso il giorno che la tutela di Stato avrebbe assicurato l’uguaglianza e il benessere economico di tutti?
In verità, crediamo che la sinistra non sia affatto mutata e continui a inseguire i suoi sogni nefasti, in piena coerenza con la sua genetica e la sua mission, in piena osservanza della sua ideologia totalizzante, riverniciata per l’occasione. Il disegno di legge Zan, ben diversamente da quello che pensa Rizzo, costituisce una pietra miliare lungo questo cammino. Il vero e immutato fondamento dell’ideologia di sinistra si ravvisa nell’idea che lo Stato debba “accompagnare” il cittadino “dalla culla alla tomba” e perciò debba educarlo e ammonirlo, indirizzarlo e correggerlo, inducendolo al “Bene” e allontanandolo dal “Male”, e all’uopo debba prevenire ogni possibile manifestazione del supposto “Male”. La sinistra vuole imporre il suo programma educativo a tutti i cittadini, ovviamente in maniera uguale per tutti, e dunque non può limitarsi a educare i “soci” del suo club. Ne consegue inevitabilmente una vocazione autoritaria e liberticida.
La Chiesa che parla ai suoi fedeli non ha bisogno dei Carabinieri, al contrario, lo Stato onnipresente, che si onera di una funzione pedagogica un tempo appartenente alle famiglie, ai corpi sociali e alle chiese, non può che adottare un modello valido per tutti e affidare il vigore di tale modello ai militari dell’Arma. Insomma, non ci sono santi: se lo Stato pensa, non può che sortirne un “pensiero unico”, presieduto dagli apparati coercitivi statali. In breve: quando lo Stato comincia a pensare, finisce la libertà degli uomini; se lo Stato pensa, gli uomini devono cessare di pensare. E quanto più si estende il pensiero di Stato, tanto più ampia diventa l’area del diritto penale. Il moderno fenomeno del “panpenalismo” trova, dunque, essenziale alimento nell’ideologia di sinistra, come Dracula nel sangue delle vittime.
Sotto questo profilo, il disegno di legge Zan è la più emblematica espressione della tradizionale linea di sinistra, repressiva, liberticida e panpenalistica. Ha ben poco da dolersi Rizzo dell’apparente “mutazione genetica” dei suoi compagni di viaggio i quali, a ben vedere, intendono fare una vera “cosa di sinistra”, confezionando un novello minisistema penalistico, diversificato rispetto al sistema generale e dunque discriminatorio, dal contenuto indeterminato e indeterminabile, che incrementa a dismisura la discrezionalità del Giudice e del suo collega Pubblico ministero (il quale, detto per inciso, fa un altro mestiere e dovrebbe appartenere a un altro ordine dello Stato, come in tutte le altre parti del mondo occidentale).
Nella defunta Unione Sovietica la repressione penale colpiva gli oppositori, che si fossero macchiati di attività “antisovietica”, non meglio determinata; nell’Italia simil-sovietica dei nostri giorni, il Partito Democratico e compagni intendono punire con sanzioni esemplari coloro che si macchiassero della grave colpa di “propaganda” o “istigazione”, basata su discriminazione sessuale o di genere. Si tratta, com’è evidente, di reati di pensiero a maglie molto larghe, nelle quali è facile ricomprendere qualsiasi manifestazione di dissenso politico rispetto ai pretesi “diritti” della comunità Lgbt. Per esempio, chi domani volesse palesare il suo dissenso, rispetto alla proposta di legittimare le adozioni delle coppie gay, rischierebbe di incappare nella repressione penale, essendosi macchiato della colpa di “omofobia”.
La finalità, nemmeno tanto occulta, del disegno di legge Zan, è quella di limitare la libertà di pensiero ed espressione, reprimendo il dissenso politico sui temi che riguardano l’istituzione e la morale famigliare. Qui cogliamo il secondo punto di continuità con la linea storica della sinistra. Nella dottrina marxiana e nella derivante ideologia di sinistra, l’uomo non è inteso come persona individuale, bensì come componente della “massa” la quale, in cammino inarrestabile lungo il corso “progressivo” della “Storia”, è la vera protagonista della dinamica sociale; conseguentemente, l’istituzione tradizionale della famiglia è osteggiata, perché preserva l’individualità e per ciò stesso si oppone all’universale omologazione di Stato.
Non stupisce dunque che tutte le pulsioni antioccidentali della sinistra si indirizzino contro le istituzioni sociali, che sono pervenute per traditio dalle generazioni passate a quelle odierne. Le istituzioni sociali tradizionali costituiscono, invero, la prima e più importante linea di difesa della nostra libertà, contro il presunto “progresso” che ci vuole non più persone individuali, ma parte di un gregge, cui compete la mascherina fisica, per prevenire il male fisico, nonché la museruola ideale, per affermare il “pensiero unico”.
Aggiornato il 17 maggio 2021 alle ore 10:10