Centralità del Parlamento e deriva postdemocratica

mercoledì 28 aprile 2021


Leggo molti post nei quali, come già avvenne per Giuseppe Conte, si lamenta la prevaricazione del Governo in carica sul Parlamento, spesso non interpellato in occasione di provvedimenti che incidono su diritti fondamentali, ovvero, ancora più sovente, esautorato al punto da fungere da mero organo di ratifica delle decisioni assunte dall’esecutivo.

A margine, si sprecano le più variegate considerazioni, oscillanti tra l’accusa di eterodirezione del Governo stesso – piegato alle imposizioni dell’Unione europea – e la constatazione della inettitudine dei parlamentari.

Cominciamo da qui. I parlamentari non brillano per acume e competenza, ma il Parlamento è cosa diversa dalla mera somma dei suoi componenti: è un organo costituzionale al quale dobbiamo – se crediamo nella democrazia – tributare rispetto e credibilità. Accusa infondata.

Vero è, invece, che la centralità del Parlamento, nei momenti difficili, è messa a dura prova dalla emergenza in atto, che privilegia l’efficientismo decisionista alle interminabili discussioni delle commissioni o dell’aula. Che, poi, questo si traduca in un consolidamento della contrazione delle attribuzioni parlamentari è un dato di fatto difficilmente contestabile. Piuttosto - ma su questo regna il silenzio di tutti, o quasi - sarebbe meglio interrogarsi sulla deriva postdemocratica che viviamo, ormai, da molto tempo e che caratterizza tutte le maggioranze degli ultimi trent’anni.

Torniamo al punto. Vista la tendenza descritta, il modello di democrazia al quale ci siamo sempre ispirati conserva intatta la sua validità, o è surrogato da pulsioni decisioniste che lo svuotano di significato? Ancora: quanto incide, questo, sulla percezione che abbiamo dei diritti fino a ieri considerati intangibili?

Il mondo cambia e noi con lui. Le risposte a queste domande sono nei fatti, ovvero, meglio, nella disponibilità diffusa ad accettare una riduzione delle libertà in cambio di maggiore sicurezza. Tutto e subito, in ogni campo. La permuta diritti contro sicurezza è l’istituto più in voga, purtroppo.

Le poche voci levatesi a difesa delle attribuzioni del Parlamento, vilipeso dai tanti Dpcm e dai troppi decreti legge, sono tacciate di ostruzionismo antistorico. Neppure possiamo dimenticare che l’era degli esecutivi ha potuto avvalersi del prezioso contributo dei fautori della democrazia diretta, vale a dire della democrazia che non esiste.

Siamo qui, ad osservare, vigili. Ma siamo, anche, realisti. Oggi, non è possibile cambiare le cose. Inutile, però, è individuare il colpevole: non c’è una mano nera. Ci sono i cretini che, come sempre, sono i peggiori nemici di se stessi e di tutti gli altri.


di Mauro Anetrini