Magistrati fra correnti e vasche

Ormai quasi non passa giorno senza che un qualche magistrato non si dimetta dall’Associazione Nazionale Magistrati o senza che qualcuno non venga trasferito d’ufficio ad altra sede o un altro indagato per un qualche reato, legato alla spartizione dei posti.

In ordine di tempo, gli ultimi dimissionari sono il presidente della Anm Luca Poniz e il segretario Giuliano Caputo, visto che le rispettive correnti di appartenenza sono risultate coinvolte in pieno negli scandali evidenziati dalle intercettazioni a suo tempo disposte nei confronti di Luca Palamara.

Qui, invito formalmente gli stessi a ritirare le dimissioni, immaginando che coloro che sarebbero chiamati a sostituirli correrebbero il rischio di fare la medesima fine: tanto vale restino loro.

Urgono allora brevi riflessioni.

Innanzitutto, al contrario di ciò che Poniz riteneva o che aveva lasciato intendere, non esistono zone franche, nel senso che anche la corrente di Area, con alcuni suoi componenti, risulta coinvolta nella spartizione correntizia dei posti. Non ci sono “puri” per definizione e coloro che puri si ritengono devono temere per se stessi, perché prima o poi possono restare irretiti in qualche altra intercettazione ancora sconosciuta. La lezione di Robespierre insegna.

In secondo luogo, il trasferimento d’ufficio disposto pochi giorni fa dal Consiglio superiore della magistratura a carico del dott. Cesare Sirignano non convince per il semplice fatto che coloro che lo hanno deciso, forse, dovrebbero preoccuparsi per se stessi. Sono certissimi di essere a tal segno “senza peccato” da poter scagliare la prima pietra?

Ancora. Circa le accuse di sequestro di persona a carico di Matteo Salvini, anche un bambino sa che sono palesemente infondate. Prima si poteva ipotizzare che alcuni magistrati non lo sapessero, ma dopo le confidenze fra Palamara e Paolo Auriemma, Procuratore di Viterbo, i quali concordano sulla loro infondatezza, mentre il primo conclude che comunque bisogna attaccare Salvini, il quadro è chiaro, benché drammatico.

Auriemma sa che le accuse sono infondate e lo dice a Palamara; questi, invece di allarmarsi, conferma ma dice che bisogna continuare, pur sapendo Salvini innocente.

Ma siamo matti?

Due Procuratori allegramente dediti alla verificazione della mancanza di reati, e che pur essendo certi della innocenza di Salvini, nulla fanno per intervenire sul collega di Agrigento: Palamara, anzi, ne giustifica l’operato. Costoro dunque hanno una doppia coscienza, una privata e una pubblica?

No. Semplicemente fanno politica, al riparo della toga ovviamente e con gli enormi e penetranti poteri concessi al loro ruolo dalla legge. Una cosa pericolosissima e molto grave.

Infine, si sappia che le correnti godono di una storia esemplare e da sintetizzare brevemente.

Esse nascono alla fine degli anni Sessanta, ma sono tributarie dei partiti tradizionali: Magistratura Democratica, vicina al Partito Comunista; Magistratura Indipendente, vicina alla Democrazia Cristiana; Unità per la Costituzione, vicina a un centrosinistra moderato, espresso dal Partito Repubblicano e da quello Socialista.

Questo schema funziona fino ai primi anni Novanta e tutto sommato serviva da freno allo strapotere correntizio, in quanto comunque il partito rappresentava un punto di riferimento e spesso un approdo politico di fine carriera: perciò conveniva tenerselo buono.

Così è accaduto col Partito Comunista, alla sponda del quale son giunti negli anni Settanta e Ottanta, approdando all’emiciclo della Camera o del Senato, deposta la toga, numerosi magistrati.

Dal 1994 in poi, la musica comincia a cambiare; i partiti tradizionali spariscono, quelli nuovi sono troppo fragili per offrire riferimenti alle correnti e queste pensano bene di mettersi in proprio. Esse diventano perciò autoreferenziali in sommo grado ritenendo di poter fare ciò che vogliono. E di fatto lo fanno. La cronaca di questi giorni lo dimostra.

Ma adesso il vaso di Pandora è stato scoperchiato e nulla potrà continuare come prima, perché il mercimonio politico – che è universale e non certo limitato a pochi casi – dei posti e delle poltrone è sotto gli occhi di tutti: di questo dobbiamo ringraziare Palamara.

Oggi, ormai, più che di correnti si dovrebbe parlare di vasche per allevare magistrati politicizzati, dalle quali poter pescare allo stesso modo di come si pesca una spigola di allevamento.

Chiudo con una richiesta e una proposta.

La richiesta: cessino le dimissioni, i trasferimenti d’ufficio, le reprimende ecc. a carico dei magistrati: sono inutili perché quelli che verrebbero dopo non sono diversi da quelli che c’erano prima. Tanto vale restare al proprio posto, dopo che tutti abbiano saputo ciò che era da sapere.

La proposta: assegnare un riconoscimento pubblico a Palamara per aver avuto il merito di aver scoperchiato il vaso di Pandora a beneficio di tutti gli italiani. Prima pochi sapevano e molti non ci credevano. Ora tutti sanno e non hanno bisogno di credere o di non credere. Grazie, Palamara!

Aggiornato il 26 maggio 2020 alle ore 09:02