
A due settimane dalla parziale riapertura del Paese la paventata ecatombe preconizzata da molti stregoni, alias scienziati, del terzo millennio non si è affatto realizzata. La costante ritirata del Covid-19, tratteggiato come un nemico invisibile più letale del gas nervino, dimostra che l’emergenza sanitaria non è più in atto da tempo. I numeri, con il crollo verticale dei ricoveri, lo segnalano in modo incontrovertibile.
Ora i membri del liberticida Comitato di salute pubblica, che con un semplice atto amministrativo ci hanno tolto la maggior parte dei diritti civili e imposto la museruola, tanto inefficace in sostanza quanto indicativa quale simbolo di oppressione, diranno che è proprio grazie alle loro “straordinarie” misure che si sta rapidamente uscendo dalla crisi sanitaria. Peccato però, come risulta in modo eclatante dall’esperienza di tanti altri Paesi europei, che laddove si è deciso di adottare un lockdown assai più blando del nostro, o dove non c’è stata addirittura alcuna chiusura, l’epidemia ha prodotto molti meno danni che in Italia, in particolare sul piano fondamentale dell’economia.
Ma noi, che evidentemente abbiamo ben presente nel nostro dna il fiero retaggio dell’antica supremazia romana, siamo ancora ostinatamente all’inseguimento del nemico che fugge. Parecchi dei nostri sindaci e governatori sceriffi non mollano la presa contro i criminali che escono senza mascherina, laddove la loro rigorosa tutela della salute pubblica li ha convinti a renderla obbligatoria anche all’aperto. Ciò malgrado l’insensatezza di utilizzarle all’esterno, soprattutto con una temperatura quasi estiva, e considerando che, come molti esperti spiegano, esse più che proteggere rischiano di trasformarsi in un pericoloso ricettacolo di altri virus e batteri, in particolare se indossate troppo a lungo. Ma questo non impedisce ai solerti tutori dell’ordine di elevare migliaia di multe contro i presunti nemici del popolo senza mascherina o con una mascherina rotta, come accaduto di recente ad Alda D’Eusanio. La popolare giornalista televisiva, infatti, è stata “pizzicata” dalla Guardia di finanza mentre ritirava una confezione di paste dal panettiere sotto casa con una mascherina a cui era saltato l’elastico. Si è beccata una sanzione di 400 euro ed è stata costretta a restare a disposizione di una folta schiera di solerti poliziotti – addirittura 9 secondo il suo resoconto video postato sui vari social – per circa due ore. Una vicenda surreale, nella quale sembra che siano state persino richieste le registrazioni della videosorveglianza del negozio per verificare come e quando si sia danneggiata la citata mascherina, che fotografa in modo esauriente l’impazzimento collettivo che sta devastando da quasi tre mesi l’Italia.
Nel frattempo, pur con l’aggiunta di qualche elemento di buon senso, fioccano decreti e protocolli per consentire a ciò che resta del nostro tessuto produttivo di riaprire. E se già prima della pandemia l’oppressione fiscale e burocratica rendeva quasi impossibile la vita economica di gran parte delle imprese private di questo disgraziato Paese, l’aggiunta di quella sanitaria si preannuncia per loro ben più letale del coronavirus. In questo senso il distanziamento tra chi governa e la realtà delle cose appare abissale. Sarò forse troppo pessimista, ma se tanto mi dà tanto, nutro la sempre più chiara percezione di un sistema fallito, gestito da una classe dirigente demenziale, che viaggia inesorabile verso il baratro del fallimento, con tanto di mascherina, guanti e ipocondriaca sanificazione di ogni spazio sociale. Si chiama riapertura dell’attività economica, ma si legge desertificazione produttiva, ahinoi!
Aggiornato il 18 maggio 2020 alle ore 10:34