venerdì 8 maggio 2020
C’è decisamente una confusione o un caos decisionale che pesa nel governo. La presenza del M5s in una maggioranza che, almeno nei numeri ma non nel Paese è la prima forza, costituisce di per sé l’elemento più importante e pesante nella mancanza di una linea governativa certa e sicura. È un movimento privo assolutamente di una cultura istituzionale ed è col manifesto prioritario della lotta alla casta, che ha guadagnato consensi, sfruttati per una maggioranza di governo col Pd e nella quale, coi suoi ministri oggettivamente incapaci, ha trasformato l’alleato partito di Nicola Zingaretti in un ruolo subalterno tipico di una stampella indispensabile nella gestione di un esecutivo in un periodo fra i più critici della nostra storia.
Basta del resto un’osservazione sull’operato del duo Luigi Di Maio & Alfonso Bonafede per una valutazione del tutto negativa di due ministri in settori fondamentali e importanti come esteri e giustizia nei quali l’uno, coi suoi giri di valzer ha messo la Cina nella vetta delle più concrete simpatie relegando gli alleati Usa ad una funzione minore, e l’altro sta attuando nel suo ministero i principi del nativo populismo giustizialista peggiorati da pasticci come nel caso con Nino Di Matteo che ne rivela una inadeguatezza sposata alla ignoranza. Qualcuno sostiene che le loro colpe vengano da lontano, fin da prima delle grida demagogiche contro tutto e contro tutti, ovvero dalla totale mancanza di esperienza e di conoscenza sulla quale, peraltro, ha fatto leva il loro capo populista con un premio in quel Parlamento contro cui erano state lanciate le accuse più sanguinose a proposito di quei privilegi di quali fanno il medesimo uso, accompagnato da un moralismo di puro stampo populista.
Ma non v’è dubbio alcuno che il Pd conoscesse carenze e limiti vistosi dei pentastellati e non ignorasse che alleandosi al governo, ne venisse iniettato il virus dell’ignoranza e della inadeguatezza, con l’arrière-pensée, da parte zingarettiana di comunque gestirli, magari nei due settori delicati come esteri e giustizia. Si verificato l’opposto, innanzitutto per il venir meno di una qualsiasi spinta di una ravvivata “ideologica” dei migliori e che guadagnasse in politica il terreno conteso e perso nelle contrattazione e nella gestione, e di conseguenza, nell’appropriarsi di quella “politica” del potere fine a sé stesso che è stata denunciata, da loro e per anni, come il male responsabile del degrado del Paese, e fonte di ogni corruzione.
È la Dea Nemesi che si occupa dunque di un Pd che non ha aperto bocca se non con bisbigli, contro la nuova politica estera di un Di Maio e contro le inemendabili decisioni di un Bonafede, lo stesso che ha praticamente abolito una garanzia costituzionale come la prescrizione e che ora sta navigando senza bussola, in un contesto che, se si fosse verificato ai tempi di un governo di Silvio Berlusconi, avrebbero gridato a gran voce dimissioni, dimissioni! Si dice: chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Il fatto è che il male viene fatto agli italiani.
di Paolo Pillitteri