
Molti si sorpresero quando il professor Walter Ricciardi, il 18 aprile scorso, rilanciò, con il superlike “beloved”, un video che mostrava un manichino-pungiball semprinpiedi del presidente americano Donald Trump preso a pugni e a calci. Era sorprendente per molti il fatto che Ricciardi, professore di Igiene alla Cattolica, “ambasciatore” italiano presso l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), ex presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e soprattutto attuale consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, partecipasse ad una volgare campagna denigratoria ai danni del presidente del maggiore alleato e partner economico dell’Italia. Persino l’Oms prese subito le distanze precisando che Ricciardi non la rappresenta. Molti, tra cui Matteo Salvini, ne chiesero le dimissioni. Ma Ricciardi è rimasto al suo posto perché non è un semplice uomo di scienza, ma soprattutto un uomo politico. Come scienziato, tra l’altro, gode di una mediocre reputazione dato che ha firmato solo 39 pubblicazioni. No.
Ricciardi napoletano, 61 anni, ex attore al fianco del popolaresco Mario Merola, è da sempre un intellettuale impegnato, un figlio del clima post-sessantottesco, uno di quegli intellettuali di sinistra che hanno fatto della politica il “sale” della vita e sono restati fortemente anti-americani ed anti-occidentali e, all’occasione, anche filo-cinesi in chiave anti-occidentale e oggi ovviamente spregiatori di Donald Trump. Ricciardi definì tempo fa Trump uno di quegli “avventurieri, populisti e sovranisti” che le elezioni democratiche talvolta portano sciaguratamente al potere. Parallelamente non nasconde le sue simpatie per la Cina, come mostra la sua cieca obbedienza burocratica all’Oms ed al suo direttore, l’ex ministro della Sanita dell’Etiopia, lo sfacciatamente filo-cinese Tedros Adhanom Ghebreyesus. Sono frequenti i “grazie Cina” di Ricciardi per i modesti aiuti cinesi all’Italia e le sue lodi al “modello cinese” di risposta all’epidemia, anche qui in concordanza con l’Oms, vera stella polare di Ricciardi che se ne fa scudo per giustificare le sue vere cantonate prese (sui tamponi e sulle mascherine) da quando il 24 febbraio scorso il ministro della Salute, Roberto speranza lo nominò suo consulente per l’epidemia.
Che Ricciardi sia soprattutto uno scienziato-politico “di potere” chiaramente schierato a sinistra lo dimostra l’intera sua recente biografia. Il nostro virologo goscista fu designato nel 1917 come rappresentante ufficiale italiano presso l’Oms dall’allora premier Paolo Gentiloni. Eminentemente politiche furono le motivazioni ufficiali delle sue dimissioni nel gennaio 2019 da presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (una carica a cui era stato designato nel 2015 con un decreto personale dell’allora premier Matteo Renzi). Motivò le sue dimissioni con il conflitto con l’allora ministro Matteo Salvini e in particolare con le posizioni di quest’ultimo sul rapporto tra immigrazione e diffusione di malattie, posizioni da lui definite “ascientifiche e antiscientifiche”. Per la verità le note “Iene” insinuarono che egli si fosse dimesso in seguito ad un loro “servizio” del 9 dicembre 2018, nel corso del quale lo avevano accusato di avere collaborato con diverse case farmaceutiche, e persino con una società di lobbying, e di non avere mai reso note queste sue collaborazioni, in patente conflitto di interesse con la sua carica di capo dell’ISS.
Polemiche a parte, resta il fatto che Ricciardi è divenuto in quanto scienziato-politico, l’uomo di fiducia e di punta dell’intera sinistra in quel variegato mondo di potere, al confine tra scienza e politica che orbita attorno al ministero della Salute ed all’Istituto superiore di sanità (Iss). Un mondo in cui si gestisce un potere enorme con interessi economici di rilevanza sia nazionale sia internazionale dove Ricciardi gioca un ruolo chiaramente orientato al sistema di potere Oms-Cina. Data la sua notevole caratura politica ed il suo orientamento politico-ideologico, nessuna sorpresa destò il fatto che il 24 febbraio il ministro Speranza, della sinistra radicale, lo nominasse suo consulente scientifico per l’epidemia da Coronavirus, tanto più che in quei giorni dava segni di impazienza. Era giunto a criticare il governo giallorosso e il ministero della Salute per le sue prime misure contro il Coronavirus. Il 22 febbraio, dopo la scoperta del primo infetto a Codogno, aveva dichiarato infatti al Secolo XIX: “Paghiamo il fatto di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina.
Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località”. Era la smentita più autorevole del cosiddetto “modello italiano” su cui si basava allora e si basa tutt’ora la propaganda del governo (una vera orwelliana inversione della realtà per un paese che, con le sue decine di migliaia di morti, è semmai un modello negativo). Non a caso Speranza lo volle subito accanto a sé, forse anche per tacitarlo. E, infatti, dal giorno della sua nomina a consulente del ministro, i toni di Ricciardi sono radicalmente cambiati. Da allora, non ha fatto altro che appoggiare la linea del governo e di orientare le decisioni del governo sulle indicazioni dell’Oms (che a loro volta erano orientate dalle indicazioni cinesi).
In particolare si è distinto da subito per i suoi attacchi alla Regione Veneto, che consigliata dal virologo Andrea Crisanti (che Ricciardi considera un rivale più dotato scientificamente) aveva preso la decisione (rivelatasi poi provvidenziale per i veneti) di estendere i tamponi agli asintomatici. “Chi ha dato l’indicazione di fare i tamponi anche agli asintomatici, ha sbagliato” dichiarò Ricciardi il 25 febbraio subito dopo la sua nomina in interviste rilasciate al Corriere della Sera e Repubblica. E aggiunse: “Lla strategia del Veneto ha derogato all’evidenza scientifica. Le linee guida dell’Oms, riprese dall’ordinanza del ministro della Salute del 21 febbraio, non sono state applicate”. Il risultato era stato – secondo lui – “generare confusione e allarme sociale”. In realtà era lui, Ricciardi, a non seguire l’evidenza scientifica, da lui confusa, da vero burocrate internazionale politicizzato senza alcuna verifica scientifica, con le direttive dell’Oms. La “vera verità” scientifica è infatti – a scorno di Ricciardi – emersa dopo sole due settimane.
Infatti il 16 marzo l’Oms e Ricciardi furono smentiti clamorosamente da un articolo della rivista Science che rivelava che gli asintomatici erano contagiosi. Immediata fu la giravolta del direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Gebreyesus, che facendo riferimento a dati ricevuti da Pechino, che twittò: “Test, test, test”. Era il classico “contrordine compagni”. E anche il fedele compagno Ricciardi, senza una spiegazione, twittò anche lui senza fare una piega: “test, test, test: occorre fare più tamponi”. Tuttavia – si badi – il 17 marzo Ricciardi apparve sulle reti Mediaset, a Mattino Cinque e ammise: “La nostra capacita di fare tamponi è tale che non riusciamo a farli nemmeno ai sintomatici”. Era la confessione che fino allora aveva fatto soprattutto politica e che aveva mirato probabilmente, oltre a seguire le direttive dell’Oms, anche ad occultare le omissioni e i ritardi del governo nel procurarsi i mezzi per fare tamponi. Non faceva scienza, ma politica. Peccato che lo facesse in maniera fuorviante per gli italiani.
Anche sulle mascherine la sua è stata una cantonata clamorosa quanto politicamente motivata. “Le mascherine non servono alle persone sane” – ha continuato a raccontare per due mesi in tutte le sue interviste aggiungendo: “esse servono solo alle persone malate ed al personale sanitario”. Quindi niente mascherine per chi non è visibilmente malato. Ricciardi diceva una mezza verità nascondendo l’altra metà: è vero infatti che le mascherine non servono molto a chi le usa, ma ometteva di dire che servono, e molto, ad evitare il diffondersi del contagio. Bastava la logica per capirlo. Ma Ricciardi non seguiva né la logica né la scienza, ma come sempre, da buon burocrate politicizzato, solo l’Oms e quello che essa rappresenta politicamente. Ricciardi venne infatti smentito da diversi suoi colleghi, come il virologo Francesco Broccolo, docente di Microbiologia clinica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e il presidente dell’Ordine dei medici di Roma e da altri che raccomandavano l’uso delle mascherine. Ma mantenne le sue posizioni. E il governo con lui.
La sua ambiguità e la sua caratura politica si rivelò nel corso della trasmissione 8 e mezzo de La7 del 1 aprile quando ammise: “la gente pensa di proteggere se stessa ma in realtà indossando la mascherina protegge gli altri”. A quel punto la conduttrice, Lilli Gruber, gli chiese: “Se io sono Coronavirus-positiva e non lo so, posso essere contagiosa, quindi sarebbe bene che io portassi comunque la mascherina, no?”. E la risposta del virologo-politico fu chiarissima: “Sì ma non ce n’è abbastanza nemmeno per il personale sanitario”. Tradotto in chiaro il politico Ricciardi stava ammettendo di aver lasciato intendere per due mesi che le mascherine non fossero utili solo per proteggere il governo dalle sue omissioni e dalla accusa di non averle procurate in tempo e di avere lasciato sguarnito persino il personale sanitario.
Risultato è che il governo solo il 4 maggio con il Decreto presidente del Consiglio dei ministri, detto della “Fase 2”, ha stabilito che le mascherine saranno obbligatorie nei luoghi chiusi e tutte le volte che non si riesce a rispettare almeno un metro di distanza. Ora l’evidenza logica e scientifica è riconosciuta ed accettata. Ma Ricciardi è ancora al suo posto. La prevalente natura politica di Ricciardi lo ha poi portato a partecipare attivamente alle diatribe del governo contro le autonomie regionali e in particolare contro il Veneto, che era, invece ben consigliato dal professor Crisanti, combattuto da Ricciardi come un rivale fastidioso. “L’Italia – ha dichiarato Ricciardi – ha una debolezza: il sistema (sanitario) è frammentato, è in mano alle Regioni e lo Stato ha solo ruoli limitati”. Il fatto che per Ricciardi non sarebbe rilevante è che, grazie al professor Crisanti, il Veneto ha controllato l’epidemia meglio di quanto non abbia fatto la Lombardia che invece ha commesso l’errore di seguire le indicazioni di Ricciardi e dell’Oms con risultati disastrosi. Un vero scienziato direbbe: meno male che, grazie alla frammentazione, il Veneto ha potuto salvare molti veneti! Il punto è che il governo centrale ha sbagliato quasi tutto, anche a causa dei consigli di Ricciardi (e dell’Oms), e, lasciando correre il virus, ha così perso, di conseguenza, sin dall’inizio dell’epidemia, quella autorevolezza in base alla quale avrebbe potuto chiedere legittimamente alle regioni di omologarsi alle direttive centrali.
È evidente che se il governo volesse recuperare credibilità e autorevolezza deve chiedersi se sia utile conservare Ricciardi nella posizione chiave di consulente scientifico del ministro della Salute dato che è chiaro a tutti come egli abbia preso, o per insipienza o perseguendo obbiettivi politici, cantonate tanto clamorose quanto estremamente dannose per la salute degli italiani, oltre ad altrettante imbarazzanti cantonate politiche. Ma non lo farà. Perché il governo dei dilettanti si ritiene immune alle cantonate sia sanitarie sia politiche. Per ora sia il governo, sia Ricciardi appaiono protetti dalla necessaria unità nazionale nella lotta al virus.
Aggiornato il 04 maggio 2020 alle ore 13:13