giovedì 30 aprile 2020
L’incrociarsi e l’accavallarsi di scontri e confronti in un quadro di sondaggi e pour parler fra le diverse forze in campo sembra indicare l’imminenza dell’Ora X per il Governo.
Sono infatti troppi gli elementi che premono sull’orologio fermo o fermato anch’esso dal lockdown stabilendo una tregua durante la quale il Presidente del Consiglio ha gestito l’emergenza circondandosi di decine di commissioni con centinaia di esperti, alcuni dei quali sono diventati vere e proprie star di talk-show e tg, in questo facendogli concorrenza e non soltanto sul piano dell’audience ma su quello dell’esercizio della sua funzione, che è politica.
Si sta assistendo da tre mesi ad una delegittimazione della politica, da un lato delegandola al tecnicismo scientifico – donde il progressivo acuirsi delle costrizioni delle libertà dei cittadini – dall’altro assumendo di volta in volta decreti e ordinanze mettendo fuori gioco il Parlamento e l’opposizione con le stesse offerte di collaborazione.
Ora in fuorigioco sta finendo lui sol che si ripensi a quanto successo col manipulitismo quando la politica delegò alla magistratura i suoi compiti, con risultati che ancora oggi si incorporano nel giustizialismo di forze al governo, e che ne hanno segnato, da allora, una fatale evanescenza.
La stessa fatalità che contraddistingue un Premier che non è stato espresso da alcuna volontà popolare, opportunista nel cambio di maggioranze, designato dai rappresentanti di quel giustizialismo a base di un’antipolitica forsennata e di disprezzo dei diversi da loro, governante in compagnia di dilettanti alla sbaraglio sempre entusiasti per l’iterazione di decreti denotanti una deriva autoritaria.
L’emergenza necessita indubbiamente di scelte urgenti ma, al di là della funzionalità ed efficacia delle stesse, siamo ora in presenza di spaccature del Paese con vere e proprie rivolte delle Regioni, nel mentre che da parte delle più autorevoli voci, a cominciare dalla Corte costituzionale, si levano grida a difenderne principi e contenuti che in nome di nessuna emergenza possono essere ignorati e calpestati.
L’Ora X sta scoccando in uno scenario nel quale si muovono protagonisti politici che nella stessa maggioranza cominciano ad avvertire i segnali di una imminente fine corsa – con un Matteo Renzi che lancia ultimatum a un Conte il cui abuso del potere gli annebbia la vista proprio sul suo futuro – e con le diversificazioni evidenti in un’opposizione dove l’iniziativa salviniana di occupare il Parlamento si scontra con la volontà berlusconiana non tanto del manzoniano “lenire e sopire”, quanto nella volontà di riguadagnare quella centralità decapitata dalla ghigliottina giudiziaria, e con un occhio attento alla ricostruzione e al cambiamento che questa implica. E ai “responsabili” che vorranno parteciparvi.
La presa d’atto che non sono possibili elezioni a causa dell’emergenza non sta escludendo ipotesi, incontri riservati, soluzioni e decisioni politiche per il dopo-emergenza. Ma proprio perché un radicale cambiamento è d’obbligo, questo non può non riguardare, in primis, l’attuale Presidente del Consiglio. E non solo.
di Paolo Pillitteri