Messa negata come in Cina a Natale

Quando il carabiniere è entrato in quella chiesa a interrompere il rito della messa, qualcuno si è chiesto se siamo ancora nel Paese dove spicca l’insegna: libera Chiesa in libero Stato.

Con la pandemia in corso vale per le chiese, come per ogni luogo, il rispetto per le regole introdotte dalle severe restrizioni e, per quanto si è potuto vedere e ascoltare dallo stesso celebrante (che ha proseguito il rito), i divieti erano ascoltati e applicati. Il punto vero, secondo non pochi giuristi, riguarda la perpetuazione del divieto di celebrazione delle messe e la sua inaccettabilità e la stessa illegittimità, in ossequio ovviamente al distanziamento sociale e in condizioni di sicurezza come nelle attività produttive che implicano, il più delle volte, la presenza di più persone nello stesso ambiente.

Il nostro è un Paese di legulei e i pareri, su questo punto, sono diversi, e non pochi liquidano la questione in nome dell’uguaglianza erga omnes della legge; altri, invece, ritengono addirittura incostituzionale il divieto. Come si dice, nella lingua madre del diritto: tot capita, tot sententiae.

Gli innocentisti, chiamiamoli così, ricordano innanzitutto che nessuna legge dello Stato consente a provvedimenti del governo di vietare lo svolgimento di riti religiosi e “la incostituzionalità sta nel non rispetto dell’unico limite individuato dalla Costituzione al diritto di professare liberamente la propria fede è che il rito sia contrario al buon costume… come del resto conferma la Convenzione europea dei diritti dell’uomo" (M.L. Di Bitonto).

Lasciando il dibattito agli esperti del settore e le stesse polemiche politiche suscitate da questo divieto, varrebbe la pena riflettere sullo stesso significato del rito della messa del quale si parla pressoché esclusivamente in occasione della peste moderna che sta colpendo il mondo dove, a quanto pare, si sta affievolendo lo spirito della religione cattolica, basti pensare che, anche nella cattolicissima Italia, molte case di riposo vengono trasformate in case di morenti condannando migliaia di anziani (oltre il quaranta per cento del totale) alla morte più crudele, in estrema solitudine, privati dei loro cari.

Ci deve essere qualcosa che somigli ad un senso di rimorso connesso alla drammaticità della mortale pandemia e, dunque, alla riscoperta della liturgia della messa – che la religione ne indica la sacralità in un momento di comunione fra l’uomo e il soprannaturale – come in un rifugio, anche per i non credenti, in uno speciale luogo spirituale che possa dare una qualche risposta agli angosciosi perché che la scienza non riesce a placare.

Anche da ciò si potrebbe concludere che insistere indiscriminatamente col divieto che il carabiniere, eseguendo le disposizioni dell’ennesimo decreto Conte, ha imposto in quella chiesa, condurrebbe l’Italia ad allinearsi alla Cina, che ha vietato la celebrazione del Natale ben prima della emergenza del virus e per ragioni che nulla hanno a che fare con la necessità.

Aggiornato il 29 aprile 2020 alle ore 11:24