
Come tempismo non c’è male, da parte dei pentastellati.
Alla vigilia di un vertice europeo che riveste una grande importanza per un Paese come il nostro che rischia di andare kappaò per il coronavirus, l’irruzione nel dibattito politico “europeo” di Alessandro Di Battista (il “Dibba”, come lo chiamano i suoi aficionados dentro il Movimento 5 Stelle) non è casuale.
In occasione dell’incontro coi nostri partner in Europa ha dichiarato: “Proveranno a metterci nell’angolo. Ci spingeranno a indebolirci per poi passare all’incasso, ma abbiamo delle carte da giocare. In primis il fatto che l’Italia senza la Ue si scioglierebbe come neve al sole. Poi un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia, è anche merito di Luigi Di Maio. La Cina vincerà la Terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europee tale relazione”.
Ipse dixit, ma non è il solo che dentro i pentastellati rivolge alla Cina tali riguardosi omaggi riservando alla Ue se non un disprezzo, certamente un distacco che è totus politicus. E che riguarda il nostro governo in cui Di Maio riveste la carica di ministro degli Affari esteri.
Non è da oggi, peraltro, che lo stesso Di Maio ha avviato con Pechino rapporti privilegiati perseguendo la cosiddetta linea della scorciatoia cinese propagandata all’inizio della task force e confluita, quando lo stesso era ministro dello Sviluppo economico, nell’intesa dal nome esotico (“La via della seta”) ma dal contenuto economico.
Il fatto, a questo punto, non può non avere dei riflessi politici, sia pure in un ambito nel quale si muovono altri personaggi come il già sottosegretario leghista Michele Geraci, sollecitando un dibattito sulle reali intenzioni della Cina e sulla sua strategia.
Tuttavia non si può eludere la constatazione che la tendenza a preferire la sfera cinese, come indica l’endorsement filo-Pechino di Dibba, pone una questione di primo piano che attiene alla posizione del nostro Paese, del governo, del premier Giuseppe Conte e quindi del M5S che lo ha designato, nell’Alleanza euroatlantica. Conte in questi giorni è alle prese con quel Mes osteggiato fermamente dai pentastellati, anche se Il premier sta tentando di superare l’ostacolo con qualche giravolta per sedurre i compagni grillini facendo loro intravedere il secondo tempo del Manuale Cencelli per premiare qualche amico boiardo. Alla faccia del “vaffa”.
Il quadro si è ulteriormente animato in occasione della pandemia che ha duramente colpito la Cina da cui il virus si è tramesso all’Italia, ed è proprio in questa occasione che quel Paese ha mostrato una strategia del sorriso e delle donazioni, niente affatto sgradite, ma trasformate in un palcoscenico mediatico sul quale Di Maio si è profuso in una cronaca quotidiana di atterraggi di aerei civili e militari che portano doni (non disgiunti da acquisti); scene ottimamente utilizzate dal governo di Pechino sui social network.
La strategia di Pechino ha funzionato: la Cina da “causa di tutto” a “salvatrice”. Che vinca la Terza guerra mondiale non si sa. Ma la vittoria in questa battaglia italiana è sua…
Aggiornato il 23 aprile 2020 alle ore 10:38