Libertà e coronavirus: lettera aperta al Governo italiano

Signor Presidente del Consiglio,

ho quasi 74 anni. Sono in casa dal 9 marzo. Mai uscito, neppure sul pianerottolo. Sono sano e vitale. Il 4 maggio, dopo 56 giorni, andrò fuori a passeggio, con gli accessori prescritti.

Se fermato e multato, eccepirò a verbale il motivo dell’uscita: “svago in libertà”. Poi impugnerò la sanzione fino alla Corte europea, se necessario.

Dico al Governo: “Mi hai rinchiuso per la mia e l’altrui salute. L’ho preservata. Ho obbedito alla quarantena. Rispetto le cautele e, da sano, non contagio nessuno. Non hai più alcun diritto di togliermi la libertà, né di lasciarmi morire in casa sotto il pretesto di salvarmi la vita all’esterno”.

Più nulla giustificherà la precauzione coattiva, che così sarà pervertita in esecrabile coercizione incostituzionale. Se non danneggio nessuno, il padrone della mia vita sono io.

Aggiornato il 20 aprile 2020 alle ore 11:09