Prima la salute, anche mentale

venerdì 10 aprile 2020


“Prima la salute!”. È questa la linea inderogabile decisa dal governo per andare avanti nella crisi provocata dal coronavirus. Quella che ha spinto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad annunciare che prima del 3 maggio non ci sarà alcuna ripartenza, neppure parziale o settoriale che sia, che ha indotto la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese a comunicare che i controlli saranno moltiplicati per assicurare una blindatura totale del Paese durante le vacanze pasquali e che ha convinto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a dare il suo assenso al Mes per ottenere, anche se con qualche condizione capestro, un po’ di aiuti europei da investire a sostegno delle strutture sanitarie.

L’indirizzo del governo, compresa la scelta di accettare quel Mes che fino all’altro ieri veniva respinto con indignazione e disgusto da Conte e Gualtieri, ha un aspetto di lucida lungimiranza. Porre la salute al primo posto delle priorità ed incassare i soldi dell’Europa per rinforzare le strutture sanitarie significa avere ben presente quale sarà lo stato di salute degli italiani al momento della fine della reclusione forzata nella case. Si spera che non siano più esposti al coronavirus, ma come escludere che siano andati fuori di testa e che abbiano bisogno di adeguate cure psichiatriche?


di Orso di Pietra