
Donne al potere? Donne al posto degli uomini nei posti di comando, perché garantirebbero un modo meno aggressivo di confrontarsi? Più umano e comprensivo? Forse sì, ma fino a un certo punto. Si veda ciò che accade in questi gironi in Europa, ove tre donne occupano tre poltrone della massima rilevanza europea: Angela Merkel, cancelliera della Germania, ormai da tempo immemorabile; Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (e, prima, del Fondo monetario internazionale); Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Bene. Essendo loro donne, sarebbe lecito attendersi un comportamento – come oggi usa dire – “al femminile”, vale a dire aperto, dialogico, comprensivo, includente; e comunque contrario a quello tipicamente maschile, tessuto invece di aggressività, durezza, esclusività, chiusura.
Nei fatti le cose vanno molto diversamente, come la cronaca recente e meno recente ci ricorda. La Merkel – la più longeva della Troika – si trova al potere ininterrottamente da oltre quindici anni, ad esso giunta quale allieva politica del già cancelliere Helmut Kohl – politico di razza – ma del tutto dimentica del suo insegnamento politico ed umano, tanto da potersi dubitare della sua appartenenza al partito cristiano-democratico. Si rammenti – per comprendere lo spessore politico e umano di Kohl, di cui la Merkel è stata sempre del tutto priva – che il cancelliere, all’indomani della caduta del muro di Berlino, se ne infischiò del tutto dei pareri dei suoi consulenti economici e finanziari – che lo consideravano matto – e prese una decisione importantissima e di carattere strettamente politico: stabilì cioè che il cambio fra il marco orientale – che in realtà era carta straccia dopo decenni di dittatura comunista – e quello occidentale – forse la moneta più forte del pianeta – fosse alla pari, uno contro uno.
Una bestemmia di carattere economico, una follia che fece impazzire tutti i suoi consiglieri economici, ma Kohl sapeva bene che se avesse voluto fare dei tedeschi orientali dei cittadini pari agli altri, in un grande nazione unita – e non dei mendicanti, quali cittadini di serie B – quella era la sola strada percorribile, a costo di grandi sacrifici (perché la Germania occidentale, di fatto, finanziò da zero quella orientale): e del resto, all’Est abitavano i cugini, i fratelli, i nonni dei tedeschi occidentali. La storia ha dato ampiamente ragione alla lungimiranza del cancelliere tedesco, in barba alle paure e alle idiosincrasie degli economisti più famosi. Ve la immaginate la Merkel al suo posto? Meglio lasciar perdere…
E se è meglio lasciar perdere è perché, purtroppo, la Merkel è apparsa sempre eterodiretta dai potentati economico-finanziari germanici ai quali ella deve rispondere ed ai quali deve le sue ripetute elezioni nell’arco di ben tre lustri, al punto da essere definita “la donna più potente del mondo”. E perciò ella è stata sempre incapace di inaugurare un progetto politico di ampio respiro che non fosse tributario degli interessi di bottega dei suoi padroni. E per questo incapace di vedere nell’Europa nulla, se non un agglomerato di mercati subordinati a quello germanico: mai un insieme di popoli uniti dalle medesime origini e dallo stesso destino. La Merkel è una donna?
La Lagarde, dal canto suo, si segnala come colei a favore della quale Dominique Strauss-Kahn – possibile candidato alla presidenza francese e direttore del Fondo monetario internazionale – fu defenestrato per impedire che di quel Fondo egli divenisse presidente, cosa allora assai probabile. In seguito, ad un vero e proprio intrigo internazionale, orchestrato alla perfezione, Strauss-Kahn fu addirittura arrestato, il 14 maggio del 2011, negli Usa, accusato di violenza carnale a carico di una inserviente dell’albergo ove alloggiava.
L’accusa si rivelò ovviamente falsa, ma tanto bastò a far accomodare sulla poltrona di presidente appunto la Lagarde: infatti, Strauss-Kahn era visto come un pericolo dalla grande finanza internazionale, in quanto aveva incautamente dichiarato, poco tempo prima, che aveva già elaborato un piano economico-finanziario per salvare in modo indolore Grecia e Portogallo dalla crisi mondiale del 2008 e che lo avrebbe attuato appena divenuto presidente del Fondo. Per questo non lo divenne mai e al posto che spettava a lui si assise invece la Lagarde. Questa – mentre in Grecia si susseguivano i suicidi di persone strozzate dalla terribile crisi, nel numero di una decina al giorno – diede mostra di inarrivabile cinismo dichiarando all’incirca che “i greci dovranno pagare tutto il debito fino all’ultimo euro”. E la gente moriva. Ma questo era precisamente ciò che i suoi mentori volevano che lei dicesse e mettesse in pratica: e lei lo diceva e metteva in pratica. La Lagarde è una donna?
La Von der Leyen, ancora poco nota alla ribalta internazionale, si è subito accodata – tanto per far capire a tutti la sua posizione – ai desideri della Merkel e della Lagarde, mettendo in dubbio che si possa battere la strada degli Eurobond, indicata da ben nove Paesi, fra cui la Spagna, l’Italia e la Francia, per rimediare alla crisi economica nata dalla pandemia. Anche lei si mostra dunque succuba di coloro che da lontano la comandano, nello stesso senso delle altre due sopra menzionate. La von der Leyden è una donna?
Urge allora mettersi d’accordo su questo. Se costoro non sono donne, allora ditemi cosa mai saranno e a qual genere, fra gli umani, appartengano. Se invece – come pare – sono da reputare donne a tutti gli effetti, allora, ridateci gli uomini…
Aggiornato il 03 aprile 2020 alle ore 12:05