Vizi italici e virtù nordeuropee?

venerdì 3 aprile 2020


Ogni tanto capita di leggere gli ispirati commenti di nostri “self loathing” concittadini sulle virtù nordeuropee e i vizi italici. Entrambi estremizzati in grado assoluto. Fino a difendere le improvvide, recenti, dichiarazioni dei ministri olandesi contro l'Italia che, allo stremo per la guerra all’epidemia, invoca interventi comuni a sostegno della ripresa. Chi sollecita una commissione d’inchiesta sull’Italia, l’Olanda, è un paradiso fiscale che insieme a Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Cipro e Malta consente la domiciliazione fiscale di comodo a tante multinazionali straniere, sottraendo quasi 300 miliardi di euro alla tassazione domestica nei paesi nei quali le imprese beneficiarie operano, incluse Italia e Germania e Usa.

Quanto alla sicuramente non infondata indisciplina italiana, sfugge a molti che il paese con più procedimenti per inadempienze alle norme comunitarie è proprio la Germania. Incluso l’allegro disinteresse per i decennali richiami di Commissione, Bce e Fmi a investire l’eccessivo surplus di bilancio. Grazie alla paranoia tedesca per l’iperinflazione di Weimar, poi, l’Ue manca da decenni gli obiettivi programmati di inflazione.

La disciplina germanica per le “regole” lascia il campo ad altrettanta furbizia quanto essa tenta, peraltro maldestramente, di aggirarle. Come nel caso delle multe plurimiliardarie inflitte dalle autorità americane per lo scandalo Deutsche Bank-Libor e per quello del “Dieselgate” (il “taroccamento” dei dispositivi antinquinamento) della Volkswagen. L’indulgenza dei nostri conterranei filogermanici, o filoolandesi, conferma l'adagio che le norme si interpretano per gli amici ma si applicano a tutti gli altri.

Quanto al nostro contributo al sostegno delle altrui economie, varrebbe la pena di ricordare che l'Italia (un contributore netto all’Unione) non ha mai avuto bisogno di salvataggi a spese comunitarie ma, al contrario ha partecipato ai salvataggi di tutte le altre economie periferiche in difficoltà attraverso strumenti comunitari e bilaterali (inclusi anche quelli di due dei tax haven sopra citati). Nel caso della Grecia condividendo il peso dell’haircut a vantaggio in primis dei principali creditori, guarda caso istituti bancari tedeschi e francesi.

La solidarietà appare unilaterale anche quando l’Italia è chiamata a contribuire miliardari aiuti per trattenere l'afflusso di migranti dalla Turchia al Nordeuropa. Mentre gli stati di bandiera delle Ong (appunto quelli sopra) si rifiutano di accogliere i migranti riversati a migliaia sulle nostre coste. Sorvoliamo sui contributi europei su questo capitolo. Parafrasando un vecchio detto: mutualizzazione dei propri oneri e distanziamento da quelli altrui...


di Raffaello Savarese