Una campagna elettorale che parte in anticipo

Solo gli ingenui e gli illusi potevano pensare che di fronte all’incalzare del coronavirus ed alle migliaia di morti provocati dalla pandemia sarebbe stato possibile dare ascolto agli appelli alla concordia ed alla unità nazionale lanciati dal Presidente della Repubblica ed evitare di introdurre nella tragedia la commedia ripetitiva delle strumentalizzazioni politiche in vista delle elezioni amministrative spostate al prossimo autunno.

Sergio Mattarella, ovviamente, non avrebbe potuto e dovuto onorare altrimenti il suo ruolo di rappresentante dell’unità della nazione oltre che lanciare la sollecitazione a non turbare con un eccesso di polemiche la fase più difficile toccata in sorte alla società italiana dal secondo dopoguerra ad oggi. Ma l’occasione offerta dall’emergenza ha vanificato le sue raccomandazioni e ha fatto divampare con largo anticipo una campagna elettorale che appare destinata ad aumentare il fardello di tensioni e di preoccupazioni che grava in questo momento sulle spalle degli italiani.

Lo scontro tra governo nazionale e governatori regionali sembra fatto apposta per sollevare il problema degli squilibri istituzionali provocati a suo tempo da una riforma costituzionale realizzata non per creare un federalismo armonico ma per tentare un approccio politico contingente tra il Partito Democratico e la Lega considerata a quell’epoca dai dirigenti democrats “una costola della sinistra”. Il ché non sarebbe affatto un guaio visto che presto o tardi si sarebbe dovuto comunque affrontare il tema di un sistema istituzionale non più centralistico ma nemmeno federale. Se non fosse che la questione istituzionale passa in seconda linea rispetto alla circostanza politica che in autunno si vota in Lombardia, in Veneto, nelle Marche, in Campania e che in queste regioni il Pd, erede di chi non accettava “nemici a sinistra” conta di ripetere lo schema della “costola della sinistra” da riportare sotto la propria egemonia spostandone l’applicazione dalla Lega al Movimento Cinque Stelle. Ed in vista della sperimentazione nelle regioni l’alleanza politica giallorossa, adottata per sostenere il governo nazionale, ha lanciato una offensiva politica contro il centrodestra a trazione leghista di Lombardia e Veneto con il chiaro obiettivo di sfruttare le tensioni provocate dalla gestione locale della pandemia per tentare di ribaltare gli attuali rapporti politici nelle grandi regioni del Nord.

La sortita dei sindaci lombardi di centrosinistra contro Attilio Fontana è il segno inequivocabile dell’apertura con largo anticipo della campagna elettorale. Così come l’attacco dello stesso Fontana al Governo Conte è la dimostrazione che la Lega accetta la sfida e si prepara a giocarsela allargandola dall’ambito locale a quello nazionale denunciando le carenze del Conte-bis e le sue preesistenti lacerazioni interne.

Tutto questo serve al Paese? Solo se consente di metterlo in condizione di comprendere i problemi di fondo messi in luce dal coronavirus e capire quali siano le forze politiche decise a risolverli senza badare esclusivamente ai propri personali interessi di bottega.

Aggiornato il 03 aprile 2020 alle ore 10:40