Mondo Interiore ed esteriore

Il regime di arresti domiciliari senza termine finale predefinito al quale 60 milioni di italiani sono costretti dalla pandemia ormai da oltre tre settimane, presenta certo molti aspetti negativi e di grande rilievo; tuttavia, ne propizia altri inaspettatamente positivi, i quali, se non bilanciano i primi, forse contribuiscono a renderli un poco più sopportabili. Vediamone alcuni sia di questi che di quelli.

Primo aspetto positivo. Non occorre saltare giù dal letto ansiosi e trafelati, in quanto endemicamente in ritardo sui 34 – in media – appuntamenti o impegni della giornata. Posso levarmi con una inusuale e sconosciuta calma, far colazione come un essere umano, prepararmi senza fretta e uscire di casa per recarmi in studio, senza l’assillo del cellulare che squilla in continuazione. Non è poco.

Secondo aspetto positivo. Di solito da casa allo studio professionale, in auto, nell’ora di punta canonica, occorrono 30-35 minuti, vissuti nel caos più completo, fra sirene strombazzanti, autobus pencolanti, motorini saettanti, pedoni che tentano il suicidio: insomma, in una sorta di labirinto mobile senza vie d’uscita. E poi il parcheggio letteralmente impossibile da trovare se non dopo una nuova mezz’ora. Adesso, compresa la sosta per il quotidiano, in 10 minuti son già arrivato a destinazione e – udite! udite! – trovo subito posto per parcheggiare. Tutta salute per le coronarie! Non è poco.

Terzo aspetto positivo. Quasi scomparsi i lavavetri agli incroci. Quasi. Sono perciò libero di donare una moneta a chi abbia davvero bisogno, senza pagare il pegno di farmi detergere per forza il lunotto dell’auto, peraltro già immacolato. Non è poco.

Quarto aspetto positivo. Giunto in studio, non sono assalito da telefonate, e-mail, fax, Pec, richieste e problematiche varie, tutte da affrontare e valutare urgentemente, pena il disastro. No. Invece, regna un benefico e inusuale silenzio. Posso addirittura sorbire un caffè prima di fare una telefonata: un lusso sconosciuto…Poi discutere con un mio collaboratore il da farsi su due o tre questioni, da affrontare con la dovuta calma. Infine, partecipare ad una programmata conferenza telefonica e dar corso a note difensive da predisporre per tempo. Inaudito. Non è poco.

Quinto aspetto positivo. Non ci sono udienze. In particolare, non ci sono tre udienze fissate nello stesso giorno, ma presso Tribunali lontanissimi fra di loro (anche a migliaia di chilometri), da raggiungere attraverso rotte aeree complicatissime e a volte non coordinate, cosa che capita con una certa maligna frequenza e che solo chi non abbia il dono della tri-locazione riesce a comprendere fino in fondo. Non è poco.

Sesto aspetto positivo. Non solo posso fare ricerche di giurisprudenza necessarie e da tempo rinviate ad altra data, ma posso farlo con la dovuta calma, senza l’assillo del termine che scade due giorni dopo per depositare una memoria o un appello. Non è poco.

Settimo aspetto positivo. Posso leggere e scrivere. Posso perfino pensare. Non è poco. Ottavo aspetto positivo. Non scadono termini di sorta. Si mette insomma fra parentesi quella sindrome ansiogena che ogni avvocato ben conosce e che di può definire “l’ossessione del termine”. Non è poco.

Nono aspetto positivo. Posso lavorare in santa pace nel mio studio, senza il normale frastuono che proviene dalla strada e il chiasso irrefrenabile dei trecento bambini della scuola di fronte i quali, a quanto pare, sono perennemente in (rumorosissima) ricreazione, a qualunque ora del giorno (e della notte?). Non è poco.

Decimo aspetto positivo. Non ho appuntamenti, per cui la giornata si svolge senza intoppi, ritardi, sovrapposizioni di orario. Si lavora, insomma, serenamente. Non è poco.

Aspetti negativi. Tutti gli altri: non guadagno più da tempo neppure un euro, nessuno chiede appuntamenti, le liquidazioni delle somme dovute sono rinviate a data da destinarsi, non posso andare al cinema o godere di una serata teatrale, incontrare un amico, sostare al bar per un caffè sfogliando il giornale, tifare Inter nel corso dell’ennesima partita con tre gol annullati, sette pali, cinque traverse e due espulsi (dell’Inter). Ma – quel che è peggio – sono seguito da un drone, spiato attraverso il cellulare, sorvegliato da polizia e guardie giurate, scrutato sospettosamente se mi fermo a comprare il giornale o a fare un pagamento dal tabaccaio. Insomma, non godo più né di libertà di movimento e neppure di un minimo di riservatezza personale.

Morale finale. Se ho ritrovato buona parte del mio mondo interiore (fatto di pensiero, capacità di riflessione, sensibilità), ho invece perduto quasi tutto di quello esteriore (fatto di movimento e relazioni umane). Ma è proprio impossibile costruire un mondo umano che li salvi entrambi?

Aggiornato il 01 aprile 2020 alle ore 11:50