Destra liberale per la Difesa europea

“Defender Europe 2020”. Si tratta di manovre delle forze armate dell’Alleanza Atlantica. Evento ordinario per una lega militare organizzata. Esse stanno suscitando commenti fantasiosi, per l’arrivo in Europa di 30mila nordamericani dagli Stati Uniti. Scopo, tuttavia, di questa esercitazione è verificare e rinsaldare il coordinamento operativo tra le forze armate dei diversi Stati aderenti al trattato difensivo. Non è un’invasione. Tuttavia i critici scrivono che, data la situazione sanitaria nel Vecchio Continente, sarebbe stato opportuno rinviarla.

La questione politica è altra. Tutto è deciso da tutti i membri dell’Alleanza, ma gli europei, poi, di fatto, stanziano meno risorse di quanto s’obbligano ad attribuire. Quasi tutto ricade sulle spalle nordamericane. Gli Stati Uniti se ne lamentano, ma mantengono l’Alleanza per il peso politico esercitato, così, sugli europei. È il risultato dell’incapacità degli Stati europei di federare tra loro, oltre l’integrazione economica, le forze armate e la diplomazia. Così, senza l’Alleanza Atlantica sarebbero indifesi. Le dimensioni degli Stati nazionali non consentono loro un’effettiva sovranità militare.

Sotto questo profilo, spetta alla Destra liberale farsi carico del federalismo einaudiano; una lingua comprensibilissima ai nordamericani, in quanto fu quella d’Alexander Hamilton. Bisogna passare dall’integrazione economica alla federazione politico-militare. Lo schema non lo dobbiamo inventare, è quello della Comunità europea di difesa del 1952, fatto naufragare dai socialisti francesi. Divisioni comuni. Evoluti i tempi, andrebbe naturalmente aggiornato, ma lo schema è più o meno pronto.

Invece, l’attuale Unione europea prevede un mero coordinamento deciso dal Consiglio europeo, dove ogni Stato membro esercita un “liberum veto”. Come i magnati nell’antica Dieta polacca, che condussero la Polonia allo smembramento. Tema d’un convegno per Destra liberale.

 

Aggiornato il 16 marzo 2020 alle ore 12:08