Il Grande Accusatore e il Moralizzatore Maximo

In un sistema accusatorio che funziona, le assoluzioni sono percentualmente molto inferiori alle affermazioni di colpevolezza. La scelta di agire soltanto nei casi in cui è ragionevole pronosticare l’esito favorevole è abituale e si fonda, anche, sulla consapevolezza della controvertibilità del materiale raccolto in indagini. Ovviamente, ma questo fa parte del gioco, ci sono casi in l’accusa non dimostra la fondatezza della sua tesi e, di conseguenza, il giudice assolve.

Da noi, ammesso che di accusatorio si possa parlare, le assoluzioni bilanciano (o superano) le condanne.

Colpa degli avvocati? Dei giudici? Di un codice lassista e costruito su misura per i malviventi?

Colpa di chi non è prudente; di chi persegue sempre e comunque, anche quando la ragione suggerirebbe maggiore cautela. Colpa di chi, con presunzione non legittimata dalle norme, crede di disporre della prova definitiva e inconfutabile per averla personalmente raccolta fuori dal contraddittorio. Colpa di chi si offende – questo sostiene, in sostanza, il Grande Accusatore (al secolo Pcd) – se qualcuno chiede la verifica delle sue investigazioni.

Ecco. L’ideologo delle distorsioni del sistema si erge a censore dell’universo mondo e, con l’ausilio del Moralizzatore Maximo (MT), si esibisce in siparietti che farebbero ridere (e, infatti, osservate il Guardasigilli: ride sempre), se non fossero tragici.

Ma sono tragici. Questo è il dramma.

Aggiornato il 04 febbraio 2020 alle ore 12:08