
La tesi secondo la quale un Matteo Salvini vincente alle prossime elezioni dovrebbe, per governare, convertirsi ai pregiudizi, ai moduli e ai modelli della sinistra è stata opportunamente chiaramente respinta dal nostro direttore in nome di una logica politica che, nei sistemi democratici, sovrintende alle competizioni elettorali nel senso che è proprio a chi vince il compito (e il destino) di governare. Nel caso di un Salvini, legittimato dal consenso, di accedere e sedersi a Palazzo Chigi secondo, appunto, la libera volontà e la scelta democratica dei votanti.
I modelli e i pregiudizi della nostrana gauche non possono inficiare un destino del genere, a meno che si intenda il ruolo di un Presidente del Consiglio pari a quello degli imitatori i quali, nella misura con la quale si sforzano di essere uguali agli altri, tradiscono non soltanto la missione di cui sono stati investiti, ma anche quella volontà di cambiamento scaturita dal voto e dalla vox populi.
Un fatto curioso, testimonianza à rebours della tesi imitatrice dei modelli governativi d’antan ma non desueti, ci proviene in questi giorni dalla vicenda della nave tenuta ferma dal Governo con centinaia di persone a bordo e poi fatta sbarcare. Da ciò una denuncia di Salvini per una decisone pressoché simile assunta quando era ministro degli Interni.
Si potrà discutere dell’ultima opzione salviniana per dir così affidata proprio a quella giustizia che nei suoi confronti ha avviato un procedimento con tanto di processo e se non fosse stato meglio denunciare e pubblicizzare la vicenda nei perimetri del Parlamento e dunque della politica, ma fatto il fatto è che, comunque, l’ex ministro degli Interni non poteva stare zitto (un Salvini poi, figuriamoci!) per una storia sulla quale una pioggia di critiche sono piovute come grandine, con accuse che troppo spesso, soprattutto dai rappresentanti governativi e della sinistra, hanno toccato toni e contenuti a dir poco esagerati in nome e per conto di una sorta di format ideologico teorizzante e praticante l’accoglienza sempre e comunque.
È persino ovvio che chi governa può compiere le scelte che più gli aggrada nel solco delle proprie visioni politiche e programmatiche; il fatto è che osservandone gli sviluppi nel caso della nave bloccata per quattro giorni colpisce che quel fermo sia stato mantenuto per le giornate che precedevano il voto regionale, a cominciare dall’Emilia-Romagna, e infine sbloccato il giorno dopo il risultato favorevole per il governatore, peraltro niente affatto incapace, della regione ex rossa.
Il sospetto che uno sblocco del genere sia coinciso con la fine di quelle giornate elettorali evitandone l’anticipazione per un qualche timore che la scelta dell’accoglienza non fosse molto gradita a non pochi dei votanti a sinistra, sia emiliani che calabresi, è del tutto legittimo ma non può non gettare un’ombra non delegittimante ma di certo non coerente e non esaltante a proposito della conclamata diversità e novità del Conte bis rispetto alla immigrazione via mare.
È un caso emblematico di un’imitazione di modelli comportamentali che richiamano sia la Prima che la Seconda e Terza Repubblica (e seguenti…) che staremmo per definire elettoralistici, perché altre definizioni non sapremmo trovare.
Un “continuum” che la dice lunga sui cosiddetti pregiudizi della sinistra.
Aggiornato il 03 febbraio 2020 alle ore 11:27