Il “Salvo intese” e l’imputridimento

Nella Prima e nella Seconda Repubblica non era neppure concepibile il varo di provvedimenti con la formula del “Salvo Intese”, cioè di leggi e decreti che entravano subito in vigore ma con la dichiarata volontà delle diverse componenti governative di modificarle sulla base degli accordi futuri tra le stesse. Ad introdurre una trovata del genere fu, infatti, il Governo Monti che, per accontentare l’Unione europea reclamante una riforma immediata del mercato del lavoro, adottò la formula allo scopo di trovare il tempo necessario per mettere d’accordo sull’argomento i componenti diversi e conflittuali della maggioranza che sorreggeva in nome dell’emergenza il Governo tecnico.

Stabilire che da Monti in poi la formula abbia avuto successo per una sorta di vocazione naturale alla scorciatoia coglie solo un aspetto marginale della vicenda. In realtà alla base del fenomeno non c’è l’esigenza di realizzare comunque provvedimenti ritenuti necessari aggirando le divergenze e rinviando a tempi migliori la definizione degli stessi provvedimenti. C’è l’emergenza politica che dal 2011 ad oggi, salvo la pausa triennale del governo renziano, rende indispensabile la formazione di coalizione governative in cui figurano forze politiche d’ispirazione divergente se non addirittura opposta.

Non è un caso che la pratica del “Salvo intese” venga largamente applicata durante il governo gialloverde e si trasformi nella costante dell’azione governativa della coalizione giallorossa. Cioè dei frutti più maturi dell’emergenza che affligge il nostro Paese dalla dissoluzione della maggioranza organica di centrodestra avvenuta sotto i colpi delle pressioni della Ue nel 2011. Frutti che sono segnati non solo dall’anomalia di esecutivi segnati dalla presenza di forze geneticamente antagoniste ed alternative ma anche dalla presenza di un Presidente del Consiglio talmente emergenziale da essere diventato l’espressione massima del trasformismo nazionale.

Ma quando i frutti sono troppa maturi la macerazione diventa imminente. Nel senso che l’emergenza non può durare all’infinito. Perché a lungo andare imputridisce il quadro politico in cui si realizza.

Con il Governo Conte-bis il limite tra maturazione ed imputridimento è stato ormai superato. Prima finisce l’emergenza, prima si salva il Paese!

Aggiornato il 27 dicembre 2019 alle ore 10:41