martedì 17 dicembre 2019
Nessuno è riuscito a capire quale sia lo scopo della missione compiuta in Libia dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio prima a Tripoli ad incontrare Sarraj e poi in Cirenaica a parlare con il generale Haftar. La spiegazione ufficiosa è che con la sua visita il responsabile della Farnesina abbia voluto far sapere ai suoi interlocutori che l’Italia non è scomparsa dalla carta geografica anche se conta sempre di meno sulla sponda meridionale del Mediterraneo. Insomma, una visita di presenza. Che nella complicata vicenda libica è destinata a contare e pesare come il classico due di coppe della briscola visto che il nostro paese continua a sostenere a parole Sarraj e blandire, sempre a parole, Haftar per non scontentare nessuno.
Certo, c’è il problema dell’Eni e di quel petrolio libico di cui l’Italia ha sempre più bisogno! Ma quali garanzie può andare a chiedere Di Maio ai due signori della guerra libici dopo che il collega ministro Fioramonti ha auspicato che l’Eni la smetta di fare ricerche petrolifere e metta la faccia di Greta al posto del cane a tre zampe?
Il mistero è fitto. Ma mai come quello rappresentato da Di Maio alla Farnesina che suscita inquietanti interrogativi tra i potenti del mondo. “Se questo è il rappresentante dell’Italia- si dicono- vuol dire che a Roma stanno messi proprio male”. Nella politica internazionale con i deboli non si tratta!
di Orso di Pietra