sabato 30 novembre 2019
Tante chiacchiere identitarie ma nessuna soluzione ai problemi concreti. La sintesi del Governo Conte-bis è questa. Ogni componente della coalizione alza la bandiera delle proprie posizioni irrinunciabili e, mentre scoppiano le polemiche tra i sostenitori dei principi irrinunciabili, il caso Ilva ristagna, quello Alitalia marcisce, tutte le grandi opere sono ferme e la manovra finanziaria che doveva rilanciare lo sviluppo si presenta sempre di più come una brutale operazione tesa esclusivamente a fare cassa a spese dei contribuenti.
Chi dice che questa è la realtà costante dei governi di coalizione o non sa di cosa parla o mente spudoratamente. Nella Prima Repubblica tutti i governi sono stati di coalizione ma i problemi venivano comunque affrontati e risolti attraverso i compromessi imposti dalla normale dialettica politica. Anche nella Seconda Repubblica i governi erano di coalizione visto che quelli dell’Ulivo rappresentavano tutte le diverse anime della sinistra e quelli di centrodestra, anche all’apice del berlusconismo, erano rappresentativi dei vari soggetti dell’area moderata. Ma come in quella precedente, anche nell’epoca del bipolarismo le diverse forze che si succedevano al governo hanno sempre trovato del compromessi per trovare soluzioni ai problemi concreti del Paese. E quando i compromessi non potevano essere raggiunti, le coalizioni si rompevano e si tornava, secondo la regola base della democrazia, a ridare voce al popolo sovrano.
L’anomalia dell’attuale coalizione governativa è che al posto del compromesso, considerato immorale, c’è il rinvio sistematico delle questioni scottanti con la conseguente e progressiva paralisi del Paese. A questo punto la logica democratica imporrebbe il ritorno alle urne. Ma l’unico e solo punto su cui tutti i partiti della coalizione governativa sono d’accordo è di considerare l’eventualità come una tragedia da evitare ad ogni costo e di affrettarsi a rinviare a data da destinarsi anche questa ormai unica soluzione al dramma della stasi nazionale.
Quanto potrà continuare ad andare avanti la pratica del rinvio sistematico dei problemi a partire dalla soluzione del voto anticipato?
Nessuno ha la risposta all’interrogativo. E l’unico che potrebbe darla, cioè il Presidente della Repubblica, continua a tacere.
di Arturo Diaconale