Renzi, la Giustizia e la Democrazia

I casi sono due: o questo è un Paese di delinquenti, o di certe inchieste bisognerebbe discutere. L’indagine su Renzi (perché di Renzi e non di altro si tratta), non mi piace. A dire il vero, a me non piace neppure Renzi, ma non per questo lo voglio al gabbio. Abbiamo un serio problema di democrazia, in questo Paese. Distratti dalle improbabili sciocchezze di un Guardasigilli inqualificabile, non ci accorgiamo che il vero potere è altrove: in chi detiene lo scettro dell’avviso di garanzia.

Quindi, prima di essere politicamente contro Matteo Renzi, io sto con il bersaglio Renzi. Non faccio distinzioni, io. Non invoco la gogna giudiziaria come una certa sinistra. Io non sono di sinistra, ma sto con Renzi. E, per una volta, voglio usare linguaggio e argomenti della sinistra (magari di qualche anno fa, ma tutt’ora validi ed efficaci).

Voi fate il controllo di legalità, noi faremo lo scrutinio di democrazia alle vostre decisioni e ai vostri provvedimenti. Così come controlliamo le sentenze attraverso la motivazione, noi punteremo gli occhi sulla giustificazione di ogni vostra iniziativa, per saggiarne la consistenza e la tenuta democratica, la soggezione alla legge, il rigore logico. Vigileremo sulle vostre parole e sui vostri atti guardando attraverso le lenti degli articoli 1,101 e 111 della Costituzione, pronti a stigmatizzare ogni invasione delle altrui attribuzioni.

Invocheremo il principio di uguaglianza per comparare persone e giudizi, alla ricerca di omogeneità e coerenza. Faremo esattamente quello che fate voi, con gli strumenti della democrazia, che, come sapete, conta più dei mandati di cattura. Io non amo Renzi. Lo considero una via di mezzo tra un democristiano e un democristiano pentitosi di essersi pentito di essere democristiano. È un furbastro, molto (ma non sempre) fortunato. È arrogante e narciso. Insomma: è come gli altri. Ma lo si batte con i voti. Non diversamente.

Aggiornato il 30 novembre 2019 alle ore 11:04