venerdì 29 novembre 2019
Fossi in Giuseppe Conte, io non la prenderei alla leggera. Fossi in lui, chiederei ad un collega che ne sa di diritto (penale, nel caso di specie), che diavolo di reato è il 264. Forse, si sentirebbe rispondere che la norma è - in parte - strutturata come il 380, che punisce l’infedele patrocinio, ma, a differenza di questa, non prevede l’evento naturalistico del danno, bensì il solo rischio che vi sia un nocumento agli interessi nazionali. Basta l’infedeltà, insomma, e la sussistenza di un pericolo concreto.
Quanto, poi, alla nozione di infedeltà, si sentirebbe dire che trattasi di concetto il quale esprime una condotta sulla quale non si innesta alcuno scopo ulteriore (dunque, a dolo generico) contraria ai doveri connessi al mandato, che può anche manifestarsi mediante omissione. Terreno minato. Non credo (salvo ci sia qualche cosa non ancora svelato) che il Presidente del Consiglio abbia commesso quel reato. Ma il terreno è scivoloso: c’è una pericolosa intersecazione tra profili politici e risvolti economici, a tacere degli obblighi derivanti dalla partecipazione all’Unione. Soprattutto, l’intera Nazione può ricavare un danno enorme da una indagine di questo tipo. Non è una bella storia, comunque la si voglia vedere.
di Mau.Ane.