
Bisogna ammetterlo. La tendenza a fare di Lorenzo Fioramonti il Danilo Toninelli del Conte-bis è forte e grandemente praticata. Al punto che diventa comprensibile la difesa del ministro dell’Istruzione compiuta dai suoi fedelissimi del Movimento 5 Stelle con il comunicato in cui si denuncia “il goffo e scorretto tentativo di individuare nella persona di Fioramonti la figura del ministro-bersaglio di questo Esecutivo”.
Insomma, quel che è giusto è giusto. Non c’è solo Fioramonti a poter essere trasformato nel “ministro-bersaglio” dell’attuale Governo. E Alfonso Bonafede dove lo vogliamo mettere? E Vincenzo Spadafora? E Luigi Di Maio in lotta perenne con i congiuntivi ed i nomi del premier stranieri? E lo stesso Giuseppe Conte che va parlando a destra ed a manca di discontinuità senza rendersi conto del ridicolo della sua affermazione?
Fioramonti, dunque, è in buona compagnia. E prendersela solo con lui è esagerato. Anche perché se c’è qualcuno da mettere in croce è chi ha selezionato per le massime cariche dello Stato gente di questo livello. Ma non c’era proprio di meglio per il ministero di viale Trastevere di uno che per il suo estremismo grillino veniva definito come il Bertinotti di Di Maio da gente che non sa che Fausto Bertinotti è intelligente e questo è uno scemo?
Aggiornato il 04 ottobre 2019 alle ore 11:54