
Una volta quando si parlava di colera si pensava subito a Napoli. Perché la malattia era endemica nella città partenopea e rispuntava ogni qual volta le condizioni igieniche, normalmente modeste, si aggravavano per qualsiasi accidente imprevisto.
Questo, però, avveniva nell’Ottocento. È ormai da più di un secolo che di colera a Napoli non si parla più. La malattia, però, risale la penisola. Come la metafora della linea delle palme con cui Leonardo Sciascia denunciava l’espansione della mafia dalla Sicilia all’intero stivale. Ed oggi il colera ha superato il Garigliano ed incombe su Roma. Quando l’Ordine dei Medici denuncia il rischio di epidemie a causa del fallimento dei sistemi di pulizia della Capitale non si riferisce al raffreddore, ma al pericolo concreto della malattia che nasce e si sviluppa a causa e nella sporcizia.
Colera a Roma? L’ipotesi nefasta è fin troppo concreta. Non solo perché c’è la crisi dell’Ama e tonnellate di spazzatura marciscono agli angoli di tutte le strade romane, ma anche perché i germi metaforici della malattia sono diventati fin troppo visibili agli occhi dei cittadini della Capitale. Questi germi sono tutti condensati nella incapacità grillina di gestire sistemi complessi. Il colera a Roma, in sostanza, si chiama Movimento Cinque Stelle! Per debellarlo non c’è che una cura: il voto!
Aggiornato il 04 ottobre 2019 alle ore 10:06