
L’“elevato” Beppe Grillo si è detto favorevole al voto dei sedicenni perché allargando alla “Generazione Greta” il diritto alla partecipazione alla vita politica del Paese si bilancerebbe il peso degli italiani che hanno più di sessantacinque anni.
L’“elevato” ha pienamente ragione nel fare propria la proposta di Enrico Letta di consentire a chi ha raggiunto 16 anni di votare. Purché, naturalmente, al riconoscimento di fatto della maggiore età a 16 anni segua quello di diritto con tutte le conseguenze del caso. A partire dalla patente auto e degli altri diritti e doveri dati dalla maggiore età. Ma il ragionamento che spinge Grillo a schierarsi dalla parte di Letta poggia su una considerazione totalmente sballata. La fascia dei giovani che va da 0 a 14 anni non bilancia affatto quella di chi è oltre i 65 anni. La differenza è quasi il doppio. La fascia dei giovani è di 7.962.215 persone, quella degli anziani e dei vecchi e di 13.783.580. Per cui se la tesi del bilanciamento sostenuta dall’“elevato” dovesse essere applicata fino in fondo, l’età per il voto dovrebbe essere ridotta almeno a chi ha 10 anni.
Naturalmente, sempre per essere fedeli alla tesi del bilanciamento, si potrebbe pensare di applicare un procedimento opposto e togliere il diritto di voto a chi ha più di 80 anni. Idea che se venisse affiancata a quella della cancellazione della pensione e dell’assistenza sanitaria per questa fascia d’età risolverebbe di colpo il problema dell’alto debito pubblico. L’“elevato” sia conseguente con se stesso e proponga l’elevazione all’altro mondo dei vecchi per fare largo ai giovani sottoponendola al voto di Rousseau. Tanto l’ottanta per cento degli iscritti dice sempre sì!
Aggiornato il 03 ottobre 2019 alle ore 10:03