
Chi è davvero Greta Thunberg? Non è facile rispondere a questa domanda. Tuttavia, una cosa è certa. Chiunque ella sia, è già stata rovinata da quello che le stanno facendo fare e che con insistenza ripropongono giorno dopo giorno. Non so se farà in tempo a salvarsi. Temo di no, visto che quelli che ci sono dietro di lei – e che io non ho idea di chi siano – non sembrano per nulla disponibili a mollare la presa.
Infatti, dal momento che Greta ha soltanto sedici anni e che ha cominciato da circa due anni a fare la pasionaria della difesa della Terra, dando vita a manifestazioni sempre più complesse ed articolate della sue fede nell’ambientalismo più puro e radicale, è evidente che non solo non capisce fino in fondo quello che dice e quello che fa, ma neppure si rende conto delle contraddizioni in cui cade. Ma non è colpa sua. È colpa di chi la manovra dietro le quinte.
Non capisce quello che dice, semplicemente perché quando predica la necessità di ridurre le emissioni di CO2, non capisce fino in fondo che essa è un elemento presente in natura e di cui vive la Terra, soprattutto le piante, e che di per sé non può essere considerata inquinante; inquinante davvero è invece, per esempio, il biossido di Zolfo (SO2), sottoprodotto della attività industriale e capace di provocare le piogge acide e di produrre seri effetti respiratori.
Non insisto, ma cerco solo di far capire che Greta dovrebbe parlare di scienza, invece di limitarsi a ripetere pedissequamente i luoghi comuni dell’ambientalismo più usurato.
Non capisce quello che fa, semplicemente perché – come notava Massimo Cacciari – se può esser utile che parli alle Nazioni Unite, lo sarebbe infinitamente di più in India o in Cina, dal momento che anche ammettendo che Europa e Stati Uniti riducessero le emissioni del 90 per cento (cosa peraltro, di fatto, oggi impossibile), Cina e India, da sole, potrebbero inquinare in modo deleterio l’intero pianeta. Per non parlare di Jair Bolsonaro che si rifiuta di considerare l’Amazzonia un bene della Terra, rivendicandone il possesso esclusivo.
E dunque, vada Greta in Cina, in India e in Brasile e poi ne riparliamo.
Non si rende conto delle contraddizioni in cui cade, semplicemente perché mentre predica contro l’emissione di CO2, naviga su un vascello in fibra di Carbonio che solca le acque dell’Atlantico. Non solo. Dopo la traversata fino in America, tre o quattro persone son dovute andare in America con un jet di linea, altamente inquinante, per riportare l’imbarcazione di Carbonio di nuovo in Europa. Vi pare normale? A me no.
Chiarito dunque che Greta non è in grado di capire fino in fondo ciò che fa e di evitare le contraddizioni – il che è normale data la sua giovane età – bisogna aggiungere che meglio farebbe ad andare a scuola.
Se infatti andasse a scuola, potrebbe capire meglio di quanto sappia fare oggi le cose che dice e le cose che fa e, fra l’altro, rispetterebbe l’obbligo scolastico che non mi risulta essere stato abolito in Svezia. Greta insomma va protetta in senso letterale proprio dai sui mentori, esponenti dell’ambientalismo radicale.
Da ultimo, se andasse a scuola, invece di ergersi ad icona dell’ambientalismo manovrata da altri sconosciuti al grande pubblico e sapientemente occultati, eviterebbe di ripetere stancamente slogan ormai usurati del tipo “non rubatemi il futuro!”.
Di questi slogan – tanto sono insulsi – non sentiamo davvero il bisogno!
Aggiornato il 30 settembre 2019 alle ore 17:09