
Il cazzullismo è una versione sabaudo-corrierista del modo di pensare politicamente corretto. È una interpretazione del vetero-femminismo maschile degli anni ’70, è filo-genderismo moderato e bigotto, è luogo-comunismo rivisitato in salsa bergogliana, è anti-fascismo imitativo di quello dello scomparso Giorgio Bocca ma pieno della stessa intolleranza di stampo fascista, è progressismo obamian-zingarettiano neppure mitigato da qualche venatura di renzismo, è ambientalismo gretino nel senso autisticamente acritico del termine ed è sempre e comunque anti-trumpiano, anti-salviniano, anti-berlusconiano e, in generale, “anti” tutti coloro che non si allineano al pensiero unico dominante.
Il cazzullismo, infatti, come tratto distintivo di ogni sua declinazione, è la massima espressione del conformismo del mainstream imperante. Il ché non è un peccato in sé. Ma che diventa una colpa grave quando viene espressa in quella rubrica delle lettere del Corriere della Sera che un tempo era la tribuna di Indro Montanelli, l’uomo del “controcorrente”
Ma i tempi cambiano. Ed in questa prospettiva anche il cazzullismo di Aldo Cazzullo svolge una funzione. Quella di far sapere sempre e comunque che per stare in pace con la propria coscienza è meglio stare dall’altra parte.
Aggiornato il 30 settembre 2019 alle ore 10:12