
Io ci andrei piano a cantare vittoria. Anzi, sarei molto prudente e ci rifletterei due volte, prima di issare la bandiera del trionfo. Va bene: con il consenso di 79mila elettori, siete riusciti a fare il Governo e, ora, marcerete compatti con i nuovi amici verso il sole dell’avvenire. Tutto a posto, dunque. Non direi.
Intanto, dovrete confrontarvi con un’opposizione parlamentare che vi renderà la vita difficile, considerati anche i numeri risicati che avete al Senato. Ma, soprattutto, l’opposizione ha un numero sufficiente di Regioni. Che cosa significa questo (?), direte voi. Significa... significa... significa che cinque Consigli regionali possono chiedere il referendum. Ovviamente, deve trattarsi di una materia per la quale il referendum è ammesso e c’è da superare il vaglio della Corte costituzionale. Tuttavia, cinque Consigli regionali, ben organizzati e coordinati, possono elaborare una strategia di eliminazione chirurgica di norme e tenere sotto tiro la vostra produzione normativa. Del resto, anche questo lo sapete, la maggioranza del Paese non è dalla vostra parte e, almeno in questo caso, il voto sarebbe inevitabile.
Seconda questione. I vostri amici del Partito Democratico conoscono bene l’articolo 117 della Costituzione e sanno che lo stesso prevede un lungo elenco di materie (delicatissime) nelle quali la legislazione è attribuita allo Stato e anche alle Regioni. Si chiama legislazione concorrente. Pensate un po’ come ci divertiremmo ad anticiparvi su tutto, ottenendo di fatto l’autonomia che di certo vorrete negarci.
Basta poco: è sufficiente incontrarsi, stendere un piano e le danze si aprono. Io ci andrei piano a cantare vittoria. I veri pericoli vengono dalle province dell’impero. I libretti della Costituzione li vendono anche qui.
Aggiornato il 04 settembre 2019 alle ore 17:03