giovedì 25 luglio 2019
Per ora è solo un faro, sia pure accecante, sul “Progetto Italia” che i costruttori Salini Impregilo – massimo appaltatore in Italia nel campo dei lavori pubblici - sponsorizzano, per papparsi tutti gli ex concorrenti (oramai in fallimento) utilizzando in gran parte i soldi della Cassa depositi e prestiti.
Un business di circa un miliardo di euro già ribattezzato malignamente “la nuova Iri degli appalti e delle costruzioni” e che in Borsa ha ricevuto un’accoglienza prima entusiasta e in seguito più prudente.
Di certo l’Agcom potrebbe presto avere qualcosa da dire su Progetto Italia dopo la lettera di manifestazione di interesse di alcune grosse ditte del settore costruzioni e di appalti pubblici rappresentate dall’avvocato Arturo Cancrini. Lettera recepita e protocollata con la pratica già assegnata a un funzionario dell’autorità che vigila sulla concorrenza e il rispetto delle relative regole.
La lettera di Cancrini, per la cronaca, è stata mandata anche all’Antitrust europeo e soprattutto all’Anac di Raffaele Cantone. O di chi per lui (Piercamillo Davigo?) dopo le dimissioni. Probabile che adesso si instauri una piccola reazione a catena. Nei prossimi giorni, comunque, si vedrà se questo faro acceso darà il via a un’istruttoria vera e propria come tutto porterebbe a pensare. Per l’intanto Progetto Italia, anche grazie al potere mediatico dei Salini, continua a godere di buona stampa se è vero come è vero che ieri anche Affaritaliani.it dava le performance borsistiche di due dei protagonisti della faccenda: la stessa Salini Impregilo e la Astaldi che – nonostante lo status pre-fallimentare – rappresenta il vero e ghiotto boccone di tutto il business. Il noto sito parla di “salvagente per tutto il settore”. Ma non sembrano pensarla così i loro concorrenti che hanno dato mandato a Cancrini di manifestare il loro interesse a joint venture con la Cassa depositi e prestiti, a maggior ragione non versando in gravi condizioni economiche come le ditte che verrebbero a costituire quella che è stata etichettata “la nuova Iri delle costruzioni”.
Ora però – data la sollecitudine con cui l’Agcom ci ha tenuto per Pec a far sapere agli istanti l’avvenuta protocollazione della manifestazione di interesse e l’assegnamento della pratica a uno dei funzionari della agenzia che tutela la concorrenza in Italia – è possibile che cotanto ottimismo su tutta l’operazione venga almeno parzialmente messo in dubbio.
di Rocco Schiavone