
Va pur detto chiaro e tondo – come sta ripentendo il nostro giornale – che un’opposizione che non c’è non serve neppure al governo. Non è una novità, si capisce. Ma il punto dolente in questa vicenda tutta italiana è che sia a destra che a sinistra che al centro non s’ode ancora una voce, forte e sicura, contro il cosiddetto andazzo governativo che, tra l’altro, è stato segnalato dalle elezioni, sia pure parziali, in Sicilia. Qui, se il trend amministrativo propone, da un lato un Movimento 5 Stelle nettamente in calo e dall’altro una Lega che non sfonda, manda comunque un segnale che riguarda un’opposizione che stenta a sollevarsi, a muoversi, sullo sfondo di una partecipazione al voto non molto entusiasta.
Intendiamoci, un leader come Matteo Salvini non è affatto rimproverabile laddove dice grazie ai siciliani “perché mi hanno e si sono regalati la voglia di cambiamento: solo parlare di una scelta così qualche anno fa sarebbe stata fantascienza, vuol dire che al governo stiamo lavorando bene”, ma il suo ringraziamento diventa più interessante quando citando i casi di Gela e Bagheria, due città fino al voto amministrate dai pentastellati, ora andranno al ballottaggio con strane alleanze tra pezzi di centrosinistra e pezzi di centrodestra. Naturalmente anche Luigi Di Maio ha detto la sua accontentandosi, soprattutto, del risultato del suo movimento là dove, come a Castelvetrano, paese di Matteo Messina Denaro, ha guadagnato il ballottaggio.
In realtà, queste elezioni insulari hanno bensì segnalato una sorta di quiete, un clima dove non sono per niente volati gli stracci ma, al massimo, qualche invito ad alta voce a recarsi alle urne, ma hanno contestualmente posto alla luce, se non una mancanza, di certo una voce flebile delle opposizioni ad un governo che, se non ne esce rafforzato, resta tuttavia solido.
A guardare bene, e in attesa dei ballottaggi, ricavare un’indicazione nazionale dal comunque limitato turno siciliano è indubbiamente sbagliato. Anche perché la solidità del centrodestra emerge solo a Caltanissetta, dove il candidato di Forza Italia e Fratelli d’Italia se la vedrà con un grillino. Se la Lega l’avesse sostenuto sarebbe ora primo cittadino nisseno. Mentre a Bagheria è stato eletto un candidato del centrosinistra sorretto però da spezzoni del centrodestra. E il resto?
Il resto l’hanno fatto le liste civiche spuntate come i funghi ottenendo buoni risultati. Ma se, come s’è detto, sarebbe un errore trarre indicazioni per le future campagne elettorali, abbiamo tuttavia avvertito una sensazione “politica” niente affatto secondaria, e che ci segnala come il populismo più o meno gridato, più o meno sbandierato, sia nettamente calato di tono, e non soltanto per un abbassamento di voce (elettorale) dei grillini.
Perciò sarà utile una riflessione più ampia, diciamo pure politica da parte dei due partiti, come Forza Italia e Partito Democratico, che non hanno certamente brillato in questo turno, a cominciare da quel Nicola Zingaretti che, portato sulle spalle dalla maggioranza più ampia piddina, non sembra averne beneficiato come probabilmente speravano i Dem, facendo comunque rimpiangere, al loro interno, l’irruenza e le mobilità renziane destinate, prima o poi, a risvegliarsi da una sorta di letargo.
Discorso analogo anche per Forza Italia, con un leader cui auguriamo di rimettersi in fretta non solo e non tanto perché la salute personale è un bene prioritario, ma anche per la salute stessa di un partito-movimento che proprio in Sicilia, come ha spiegato un suo importante leader come Gianfranco Miccichè, solido coordinatore regionale di Forza Italia, qualche cosa di nuovo si sta muovendo soprattutto in contrasto al dilagare di un salvinismo irruento con ambizioni anche su FI, cui il suo coordinatore replica che in Sicilia la Lega non sfonda alle elezioni e che, pur senza confondere le dinamiche locali con la politica nazionale, “un esperimento con un pezzo di Pd lo stiamo già facendo”, sullo sfondo lo specchio elettorale dei pentastellati i quali, dove governano, dalla Sicilia in su, scricchiolano.
Come si dice: qualcosa muove in Sicila. Ma la strada è quella giusta?
Aggiornato il 02 maggio 2019 alle ore 12:10